Mai, presumo.
Ritengo che l'attuale situazione di federalismo in Spagna, nata dopo la morte di Franco, sia dovuta ad un bilanciamento tra la monarchia castigliana, tendenzialmente conservatrice e centralista, e le minoranze catalane, galiziane e basche, spesso schierate a sinistra e con un fortissimo orientamento antimonarchico e autonomista, tanto che già nei primi anni '80 le ex province di Catalogna, Paesi Baschi e Galizia si erano già date ordinamento di Comunità Autonome, forti dei precedenti di autonomia che si erano sviluppati durante il breve periodo della Seconda Repubblica, tra il 1931 e il 1937. Il Pronunciamento di Franco e la successiva vittoria contro il governo repubblicano hanno ovviamente riportato tutto a una situazione di forte accentramento.
In Italia, invece, è mancato un momento di cesura netto come può essere stata la morte di Franco, l'impianto istituzionale centralista derivante dalla francesizzazione del Regno di Sardegna durante e dopo il periodo napoleonico, confermato e intensificato prima dall'applicazione del modello Piemontese a tutto il resto d'Italia durante il periodo dell'unificazione e soprattutto dal periodo fascista è rimasto simile a sé stesso fino almeno al 1970, con la nascita delle regioni. Le riforme del 1992/1994 hanno portato all'assetto attuale, che comunque non è troppo diverso da quello precedente. Penso che ogni tentativo di cambiamento in senso federalista e culturalmente pluralista dello stato Italiano abbia una "soglia di reazione" troppo alta, per usare una metafora appartenente alla chimica.
Infine ritengo sia da considerare la questione demografica, Galizia, Paesi Baschi e Catalogna insieme fanno circa 12 milioni di persone, ossia il 25% dei circa 48 milioni di persone che abitano in Spagna.
All'atto pratico, circa il 20% degli spagnoli non parla il castigliano come lingua madre.
In Italia le minoranze non italofone, come definite dalla legge quadro 482/99, non superano i 3 milioni di persone su 60.
Ritengo che l'attuale situazione di federalismo in Spagna, nata dopo la morte di Franco, sia dovuta ad un bilanciamento tra la monarchia castigliana, tendenzialmente conservatrice e centralista, e le minoranze catalane, galiziane e basche, spesso schierate a sinistra e con un fortissimo orientamento antimonarchico e autonomista, tanto che già nei primi anni '80 le ex province di Catalogna, Paesi Baschi e Galizia si erano già date ordinamento di Comunità Autonome, forti dei precedenti di autonomia che si erano sviluppati durante il breve periodo della Seconda Repubblica, tra il 1931 e il 1937. Il Pronunciamento di Franco e la successiva vittoria contro il governo repubblicano hanno ovviamente riportato tutto a una situazione di forte accentramento.
Testo tratto da wikipedia, voce "Costituzione della Spagna", paragrafo "Il sistema politico e le autonomie", a sua volta tratto da un saggio edito dalla Giuffré nei primi anni '80.La Costituzione del 1978 rompe una tradizione centralista iniziata nel 1700 da Filippo V di Spagna. Come proposta di soluzione al problema regionale e alle rivendicazioni dei gruppi nazionalisti baschi e catalani, senza dimenticare il crescente nazionalismo gallego, valenziano, delle isole Canarie e andaluso, si creò un nuovo modello di stato decentralizzato, nel quale ogni regione si converte in una comunidad autónoma (comunità autonoma) con un governo proprio, un parlamento autonomo, tribunali di ambito regionale e un Estatuto de autonomía (statuto di autonomia) che stabilisce il modello e le competenze che può assumere.
La Costituzione stabiliva due possibili autonomie. Le nazionalità storiche Catalogna, Paesi Baschi e Galizia avrebbero seguito una via rapida e con maggiori competenze. Anche l'Andalusia conseguì il titolo di nazionalità storica. Per le altre regioni la concessione dell'autonomia si dilatò nel tempo e il trasferimento delle competenze fu più lento.
In Italia, invece, è mancato un momento di cesura netto come può essere stata la morte di Franco, l'impianto istituzionale centralista derivante dalla francesizzazione del Regno di Sardegna durante e dopo il periodo napoleonico, confermato e intensificato prima dall'applicazione del modello Piemontese a tutto il resto d'Italia durante il periodo dell'unificazione e soprattutto dal periodo fascista è rimasto simile a sé stesso fino almeno al 1970, con la nascita delle regioni. Le riforme del 1992/1994 hanno portato all'assetto attuale, che comunque non è troppo diverso da quello precedente. Penso che ogni tentativo di cambiamento in senso federalista e culturalmente pluralista dello stato Italiano abbia una "soglia di reazione" troppo alta, per usare una metafora appartenente alla chimica.
Infine ritengo sia da considerare la questione demografica, Galizia, Paesi Baschi e Catalogna insieme fanno circa 12 milioni di persone, ossia il 25% dei circa 48 milioni di persone che abitano in Spagna.
All'atto pratico, circa il 20% degli spagnoli non parla il castigliano come lingua madre.
Tratto da wikipedia, con riferimento ad un sondaggio del Pew research center del 2019.En el 2019, según la encuesta Pew, los idiomas hablados en casa eran el español en el 81% de los hogares, el catalán/valenciano en el 12% (8% de catalán y 4% de valenciano), el gallego en el 3%, el euskera en el 1% y el restante por otras lenguas.
In Italia le minoranze non italofone, come definite dalla legge quadro 482/99, non superano i 3 milioni di persone su 60.