Marmolada - ricordate?

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CAVALESE - Lunedì l'associazione Mountain Wilderness, patrocinata dagli avvocati del foro di Rovereto Lorenza Cescatti e Nicola Canestrini, si costituirà parte civile nel procedimento a carico della società impiantistica Tofane Marmolada per i danni inferti al ghiacciaio nell'estate 2005, durante i lavori di rifacimento del terzo tronco della funivia che sale fino a Punta Rocca. Gli imputati per il processo che si aprirà lunedì a Cavalese sono tre, il presidente della società impiantistica ingegner Mario Vascellari, il direttore delle piste e il titolare dell'impresa costruttrice. Come noto, per raggiungere la vetta della Regina delle Dolomiti il ghiacciaio venne inciso con una profonda strada larga dai quattro agli otto metri, profonda fino a quattro metri con otto pesanti tornanti: questa strada sul ghiacciaio doveva servire per portare materiale ed operai in vetta, ma è evidente come fosse possibile ricorrere ad alternative minimamente impattanti. Furono alcuni soci dell'associazione Mountain Wilderness, si legge in un documento firmato da Luigi Casanova, a denunciare i fatti quando, il primo agosto 2005, uscendo dall'arrampicata della via Don Chisciotte sulla parete Sud si trovarono di fronte «all'incredibile scempio». Mountain Wilderness informò immediatamente dei fatti sia la magistratura trentina che i mezzi di informazione, intervenne la Provincia di Trento che mise sotto sequestro l'intera pista imponendo in seguito anche il ripristino della situazione. Dopo un primo rinvio in luglio causa lo sciopero degli avvocati, lunedì si terrà la prima udienza del processo durante il quale si scontreranno tre perizie, quella del tribunale sostenuta dai glaciologi Luca Mercalli e Franco Secchieri, quella della società che di fatto nega il danno e quella di Riccardo Scotti a nome di Mountain Wilderness.

L'adige 03/11/2007

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Marmolada, lo sfregio non è stato l'unico



Se sfregio è stato, si è trattato di uno sfregio ripetuto. Questo è uscito chiaro chiaro dall'udienza di ieri del processo Marmolada

04/12/2007 14:02


CAVALESE - Se sfregio è stato, si è trattato di uno sfregio ripetuto. Questo è uscito chiaro chiaro dall'udienza di ieri del processo Marmolada. Ad un certo punto il giudice Francesco Forlenza ha dovuto «stoppare» i pubblici ministeri Carmine Russo e Salvatore Ferraro nell'esame dell'ex caposervizio della società Funivie Tofana - Marmolada, Remo Olivotto perché altrimenti le sue parole sarebbero diventate un'autodenuncia. «E un teste - ha ricordato Forlenza - è obbligato a dire la verità ma non è obbligato ad autoincriminarsi». Sì, perché Olivotto, molto candidamente, ha detto e ripetuto che di piste (quindi, vista dagli ambientalisti, di sfreghi) sul ghiacciaio della Marmolada ne sono stati fatti altri. Al punto che l'ex caposervizio (alle Funivie ha lavorato dal '67 al 2000) ha consegnato nelle mani del giudice una foto del '91 («l'ho trovata - ha detto - negli archivi degli uffici di Bolzano») che ritrae un'altra pista, quasi identica a quella «scoperta» da Ruggero Vaia , di Mountain Wilderness nell'agosto del 2005 e che al centro del processo che si sta tenendo a Cavalese. Ma perché ha detto questo? Evidentemente per dire che nessuno, prima dell'estate 2005, se n'è accorto, che il ghiacciaio non ha subito danni irreparabili e per dimostrare la buona fede della società. L'unica differenza tra il «zig - zag» finito in tribunale e gli altri del passato è che il primo è stato fatto per portar su a Punta Rocca gli operai impiegato alla realizzazione del terzo tronco della nuova ferrovia, gli altri per fare arrivare in cima i «gatti» per battere la piste. D'altra parte Mario Vascellari , presidente della società (coimputato con Luciano Soraru , caposervizio e l'addetto alla sicurezza Mario De Cesaro ) ieri lo ha detto e ripetuto: «Abbiamo seguito anche in questo caso una prassi consolidata». Anche perché, ha detto Vascellari, la concessione della Provincia implica l'uso del ghiacciaio per la manutenzione delle piste. E questo è stato uno dei campi di battaglia, della vera e propria battaglia che si è svolta in tribunale tra l'avvocato Nicola Canestrini , per la parte civile, cioè Mountain Wilderness, i due Pm e i difensori degli imputati, l'avvocato Sandro De Vecchi , in testa. Canestrini nel controesame dei testi ha insistito su un punto: la pista, hanno detto gli imputati, è stata fatta per portare su a Punta Rocca gli operai in sicurezza. «Bene - ha ribattuto l'avvocato roveretano -, ma i "gatti" usati non erano omologati per il trasporto di persone. Bella preoccupazione per la sicurezza». De Cesaro ha dovuto ammetterlo, anche se ha precisato che i mezzi erano stati dotati di una cabina. Vascellari e Soraru han detto che è stato scartata l'ipotesi dell' elicottero perché, seppur probabilmente meno costoso dei «gatti», troppo soggetto alle condizioni meteo. E qui il caposervizio delle Funivie ha «sfoderato» un'altra foto: un elicottero «inghiottito» da una nevicata in Marmolada. Insomma, scontro duro. «Ci stiamo scaldando sul ghiacciaio», ha detto per rasserenare gli animi il dottor Forlenza. E lo scontro è tra due visioni della montagna. Non a caso Luigi Casanova , portavoce di Mountain Wilderness ha parlato di valore simbolico della Marmolada. «La montagna - ha ricordato - dalla quale padre Alex Zanotelli lanciò l'appello perché l'acqua rimanga un bene pubblico». «La montagna che, già nell'assemblea di fondazione di Mountain Wilderness, a Biella nell'87, venne considerata, col monte Bianco, un simbolo della lotta per salvare l'ambiente d'alta montagna». «La Marmolada che - ha ricordato Casanova - fu al centro di un patto con le amministrazioni e imprenditori dal quale la nostra associazione si è ritirata proprio a causa di questa vicenda: si era creato un clima di fiducia, ma viste come sono andate le cose abbiamo avuto l'impressione che qui qualcuno si sente solo padrone di un bene pubblico». «Per noi - ha rincarato la dose Vaia - la Marmolada, l'unico ghiacciaio delle Dolomiti - è una madre che qualcuno, però, vuol far prostituire!». Insomma, al di là delle valutazioni tecniche dei consulenti che dal volto noto tv Luca Mercalli a Franco Secchieri (periti del tribunale) a Giancarlo Rossi della difesa, hanno detto che la «pista» non ha fatto male al ghiacciaio, anzi avrebbe fatto bene; al di là del fatto che Riccardo Scotti , perito di parte civile ha strenuamente difeso la linea dello sfregio, il cuore di questo processo è lo scontro tra ambientalisti e il «partito» dello sviluppo turistico «pesante».

Bruno Zorzi

l'Adige
 
Aggiornamento - Dopo la condanna
questi gli articoli del giornale l'Adige

MARMOLADA - «Basta all'eliski», ma anche a tutte le pratiche che deturpano la montagna

MARMOLADA - «Basta all'eliski», ma anche a tutte le pratiche che deturpano la montagna. È questo il messaggio lanciato ieri da 100 scialpinisti di Mountain Wilderness che sono saliti in Marmolada, diretti a Punta Rocca, per gridare nuovamente le loro ragioni. Il gruppo non ha raggiunto la vetta causa le condizioni climatiche sfavorevoli (nevischio e fitta nebbia) e si è fermati a Pian dei Fiacconi, quota 2700 metri, dove è stata messa a dimora la «Tenda Gialla», simbolo di queste manifestazioni. Due alpinisti hanno pernottato poi in quota: si tratta del vicepresidente di Mountain Wilderness Stefano Mayr e di Sandro De Guelmi. Questa mattina scenderanno a valle di buon ora e porteranno la tenda a Cavalese per il presidio di Mountain Wilderness davanti al tribunale, dove si terrà l'ultima udienza che vede imputati i responsabili dello sfregio portato al ghiacciaio della Marmolada nell'estate 2005. Un processo nel quale Mountain Wildernss si è costituita parte civile. Alla protesta di ieri erano presenti soci di Trentino Alto Adige, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e perfino un canadese (in ferie ad Alleghe) che ha letto la notizia sui quotidiani ed ha deciso di partecipare in quanto socio dell'associazione ambientalista. A Pian dei Fiacconi, il vicepresidente Stefano Mayr ha tenuto l'intervento che ha illustrato le motivazioni di questa ennesima iniziativa. Al parlamento nazionale si chiede in sostanza di legiferare con urgenza in materia di divieti di voli in montagna per scopi turistici. A livello locale si vogliono invece coinvolgere la Provincia autonoma di Trento e i comuni, invitandoli ad intervenire con urgenza con ordinanze di divieto prima che accadano spiacevoli e dolorosi incidenti. Si deve sapere che in questo caso, Marmolada, i decolli e gli atterraggi avvengono proprio sopra impianti di trasporto persone e piste di sci. Qualora dovessero accadere incidenti i sindaci interessati si troverebbero ad essere i primi responsabili dell'accaduto, visto che da anni sono informati della gravità della situazione in materia di sicurezza. Mayr ha garantito ai presenti che l'associazione, collaborando con le altre associazioni di profilo nazionale, manterrà alta l'attenzione in parlamento, affinché si arrivi al più presto a varare un testo che porti rispetto alle alte quote, al valore del silenzio e che permetta a tutti di rivivere la montagna nella sua piena autenticità. Verso le ore 13.00 la manifestazione si è sciolta con la discesa verso Passo Fedaia.


04/02/2008

BRUNO ZORZI CAVALESE - La condanna per il presidente della Funivie Tofana Marmolada, Carlo Vascellari , il caposervizio Luciano Soraru e il responsabile della sicurezza Mario De Cesaro è stata di otto mesi, non menzione, tutto sospeso per quanto riguarda il risarcimento danni

Condanna (già «cancellata» dall'indulto) per quello che per Mountain Wilderness è stato lo «sfregio», «lo scempio», «l'offesa», «l'attacco» che gli ormai famosi cinquecento metri di tornanti tracciati nel giugno del 2005 nel corpo del ghiacciaio della Marmolada, da Serauta a Punta Rocca, dai gatti delle nevi della società che dovevano portare gli operai in quota per i lavori del terzo tronco della nuova funivia. Un processo giuridicamente complesso che l'associazione ambientalista ha voluto dichiaratamente trasformare in un atto d'accusa non solo alla Tofana - Marmolada spa, ma ad un'intero modello di sviluppo turistico. Otto mesi aveva chiesto il pubblico ministero Salvatore Ferraro (ieri non c'era il suo collega Carmine Russo ), con le attenuanti generiche meno del minimo, cioè un anno, previsto per un reato che non ha direttamente a che fare con i danni arrecati alla «Regina delle Dolomiti», ma al fatto che i vertici della società, per fare questo «zig - zag» sul ghiacciaio, trattandosi di un area tutelata paesaggisticamente, non hanno chiesto l'autorizzazione alla Provincia. Il reato più secco, la distruzione e il danneggiamento di un bene ambientale, è uscito di scena già alla prima battuta del processo, a novembre, con una «multa» di 2500 euro. Richiesta di condanna accolta dal giudice Francesco Forlenza che ha reso raggianti i militanti di Mountain Wilderness e non ha ammutolito gli imputati e i loro avvocati che comunque hanno annunciato appello. «Abbiamo ridato dignità alla Marmolada - ha affermato l'avvocato Nicola Canestrini che si è battuto per Mountain Wilderness parte civile nel processo -. Ora sanno che non è di loro proprietà». Sorridente, ma per motivi opposti l'avvocato Sandro DeVecchi che con Marco Stefenelli ha difeso gli imputati. «Già il fatto che il pm abbia chiesto meno del minimo, ricordo che la pena va da uno a 4 anni, sta a significare che il fatto non è grave. Comunque, faremo appello». Per tutto il processo da parte della società si è voluto dimostrare che il danno non c'è stato, che la «pista di cantiere» è stata fatta sulla pista da sci, che altro non era che un servizio per un lavoro regolarmente autorizzato. Che il danno non sia stato permanente è stato riconosciuto da tutti, compreso il perito dell'accusa Luca Mercalli , il noto volto del meteo tv. Vero è che la Tofana - Marmolada, appena scoppiata la «bomba» nell'agosto 2005, si affrettò a «ripianare» il ghiacciaio («per nascondere le prove», dicono gli ambientalisti) e venne, sulle prime, fermata dalla Provincia. Ecco, la Provincia che per Mountain Wilderness è stata, diciamo così, la «condannata di pietra» nel processo di Cavalese. «Avremmo voluto vedere qui la Provincia - ha affermato il presidente dell' associazione, il grande alpinista (ha scalato 14 ottomila) Fausto De Stefani - che ha il dovere di tutelare un patrimonio della collettività come la Marmolada. L'assenza delle istituzioni, ora e quando avrebbero dovuto controllare, mi meraviglia e la dice lunga. Pensate: deve essere un gruppo di volontari a difendere una montagna come la Marmolada al posto delle istituzioni che hanno uomini, mezzi, i soldi. E questo vale per tutto ciò che riguarda l'ambiente». Mountain Wilderness s'è costituita parte civile perché la ferita alla Marmolada è stata vissuta come ferita morale alla stessa associazione. Per questo la richiesta di danni è stata di 500 mila euro: mille euro per ogni metro di pista tracciata, nell'estate di tre anni fa, sulla neve e il ghiaccio della «Regina delle Dolomiti».


05/02/2008

Il danno è questo processo»

CAVALESE - È stata una battaglia dura quella che si è tenuta nell'aula della sede staccata del tribunale di Trento di Cavalese. Uno scontro, ancor prima che giuridico, politico e simbolico. L'avvocato De Vecchi lo ha detto: «Per gli alti ideali di Mountain Wilderness quello delle Funivie Tofana - Marmolada è un modo sfrontato di fare turismo, ma anche i nostro è un ideale: quello di utilizzare per lo sport la montagna. Ideale che hanno lo stesso identico peso del loro». E anche quella che De Vecchi ha definito la «selvaticità» difesa da M.W. «non può essere un elemento per chiedere risarcimenti. Anzi, qualcuno dovrebbe rendere conto delle spese di questo processo». Processo nato, ha detto l'avvocato Stefenelli, «dallo sdegno del solo dottor Vaia», colui che, nell'agosto 2005, lancio l'allarme per la pista. Da parte dei militanti ambientalisti (civilissimi) solo qualche sorriso amaro e una constatazione: «Meno male che c'eravamo noi perché se aspettavamo i controlli della Provincia...»


05/02/2008
 

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