Negli ultimi giorni l'amico Rolli, mi aveva avvisato che le grandi Nord erano in condizione e così avevo abortito sul nascere l'idea di una gitarella in Ecrins ed avevo dirottato anche Fede, il mio fidato socio di curve inclinate, verso Chamonix.
La mia idea era di farci lo spigolo nord est delle Courtes il primo giorno, in modo da riassettare il cervello su certi scenari e poi il secondo giorno affrontare il Couturier o il colle Nord alla Verte.
Il pomeriggio prima di partire mi chiama L. con cui ho condiviso un Glacier Ronde e qualche altra discesa e che nel 2011 aveva sceso il Coolidge dalla corda molla e per non paccarlo per la terza volta gli espongo i miei piani e lui esprime il desiderio di unirsi a noi per le Courtes...
Sapevo che due conoscenti avevano sciato il Col su neve ancora gestibile, il mio dubbio era il caldo che avrebbe potuto modificare le condizioni e rendere la discesa di uno di questi due scivoli molto pericolosa.
Questo tarlo mi batteva in testa e così alla terza birra media all'Elevation, mentre il tipo con la chitarra e la loop station creava una grande atmosfera, mi sono rivolto a Fede e gli ho espresso la mia intenzione di andare l'indomani subito alla Verte. Lui con un mezzo ghigno totalmente rassegnato alla mia eterna irrequietezza,ha accettato.
La mattina seguente con leggeri postumi della sera prima, siamo così saliti sulla prima benna e con un traverso su neve crostosa abbiamo raggiunto il Couturier, sciabile , ma piuttosto magro.
L'obiettivo era deciso:Col North!
Raggiungiamo la terminale e cambiato 'assetto, la superiamo in conserva ed una volta sopra accorciata la corda decidiamo di procedere legati anche per un po' di pratica con questa andatura...
Cominciamo questa ascensione che da subito si impenna in modo severo, la neve sembra bella, fede ed io procediamo piuttosto veloci mentre L sembra accusare un po' imponendoci parecchie pause.
Per tutta la salita subiamo un freddo alle mani fastidioso che io riesco a gestire stranamente, solo una volta che i miei guanti si ghiacciano completamente...anche Fede riesce a controllare il problema mentre L si incupisce sempre di più.
Lo vedo scrutare il pendio in silenzio, so che scala bene sia su roccia che su ghiaccio, ma questa sua improvvisa mancanza di umorismo non mi piace...
affrontiamo un risalto su buon ghiaccio dove le picche ed i ramponi fanno bene il loro mestiere e dopo aver traversato a destra ci ricaviamo un gradino per i piedi e ci mangiamo un pezzo di pane e di prosciutto, beviamo e soprattutto ritroviamo un po' di sensibilità nelle dita...
Una volta rifocillati, cominciamo a salire verso destra in vista del colle, siamo decisamente in orbita, lo sviluppo di questa parete e l'ambiente severo mi mettono una certa soggezione, ma la bellezza del contesto supera decisamente la paura del vuoto che abbiamo sotto i piedi.
Mentre salgo, osservo la Nord delle Droites e non posso pensare a quante storie epiche di coraggio si sono consumate su quella roccia e quel ghiaccio verticale...
Siamo quasi fuori, il pendio si impenna ulteriormente e la neve qui è piuttosto dura, ma la mia mente è concentrata solo sull'uscita dove un bel sole mi scalderà le ossa e una vista per pochi eletti mi farà sentire molto fortunato, penserò alla discesa una volta calzati gli sci...
Mi sento fresco e riposato, sono salito senza accusare nessun tipo di fatica, sono contento e non do troppo peso al silenzio del mio compare. Fede è sulla mia lunghezza d'onda ed anche lui avanza verso l'uscita.
Siamo fuori, sulla piccola sella aerea ci stringiamo la mano, sono sempre così felice quando raggiungo l'apice del mio salire. Il nostro piccolo terrazzino di neve precipita a Nord per 900 metri, nello scivolo che vogliamo sciare e verso sud per 1000 verso il Couvercle e la vista spazia ingorda e senza limiti.
Mentre Fede perfettamente a suo agio, nonostante i 30 centimetri che lo separano dal vuoto, si gode un momento di riposo io ho voglia di iniziare la discesa. Mi capita sempre così, io sono a mio agio quando chiudo gli attacchi.Comincio così a prepararmi, non guardo neanche l'entrata, penso solo alla sequenza di cose fondamentali che faccio sempre prima di partire: pulire con la punta del rampone gli innesti dello scarpone, far scattare il puntale e farlo oscillare avanti indietro in modo che sia tutto ok, chiudere la talloniera, tirare su la leva al massimo e muovere lo sci per verificare ancora una volta che tutto sia in ordine.
Sono pronto, abbandono la sellata sicura ed inizio questo viaggio verticale...la neve è marmo!
Valuto una zona dove la superficie si presenta abbastanza regolare e faccio la prima curva nel vuoto, diagonale e poi un'altra che mi fa perdere parecchi metri...mi fermo...la faccenda è molto seria, urlo a Fede di scendere derapando, non sono preoccupato per lui, ma per L...
Faccio altre 4 curve su neve difficile ed irregolare, i miei soci stanno iniziando la loro discesa, ma non li aspetterò, questo è un viaggio che faremo ognuno per se.
Comincio a traversare su roccette affioranti e poi, complice della neve più permissiva riesco a fare sei curve su una contropendenza molto ripida che 200 metri più sotto, precipita sul ghiacciaio per seicento metri
Mentre affronto probabilmente una delle più intense e tecniche discese della mia vita, più in alto Fede deve fare i conti con L che schiacciato dallo scenario e dalla stanchezza mentale è in grosse difficoltà.
Davanti a me intravvedo uno spigolo marcato, traverso ulteriormente a destra e mi affaccio per vedere cosa ci sia dietro: a sinistra della calotta di ghiaccio nero che scivola vertiginosa sulla terminale 700 metri più in basso c'è una lingua di neve che sembra invernale.
Cercando appoggio su neve inconsistente e tenendomi ad una roccia con le mani riesco ad entrare in questo settore che da lì scende verticale su neve decisamente migliore.
La bella neve mi permette di concatenare una serie di curve verticali, una sensazione mi irrora il cervello, ogni volta che le punte saltano nel vuoto e poi ritrovano il grip accompagnate dalle colate spontanee che mi superano vorrei urlare di gioia ,ma mi impongo di rimanere concentrato, basterebbe uno stupido errore e sarebbe finita.
Continuo curva dopo curva, la neve qui è decisamente bella, se non fosse per le profonde rigole che separano i vari settori della parete potrei aumentare i ritmi.
Dopo 40 minuti intensi e meravigliosi sono sulla conoide, nonostante le varie pause, dei miei soci nessuna traccia, decido di scendere sul plateau per poter avere una visuale migliore.
Sopra un'isoletta di rocce incontro due americani che bivaccano e che stanotte inizieranno la loro avventura sulla Ginat, mi fanno qualche domanda sulla mia discesa, dopodiché mi fanno notare che in alto c'è qualche problema.
Scruto la grande parete nord e all'altezza della cencia dove avevamo mangiato, circa a tre quarti del canale ( !!!) vedo Fede che gestisce la sua discesa alternando qualche diagonale a curve saltate precise, metre L sta scendendo a scaletta e sembra essere nei guai!
Quando dopo una mezz'oretta il mio socio mi raggiunge, la situazione ci appare abbastanza preoccupante, L sta lottando lassù in alto per mantenersi calmo e perde metri con una lentezza allarmante, non riusciamo a guardarlo per paura di vederlo cadere, per un momento eterno rimane fermo, ci sembra di vederlo disarrampicare, sono convinto che ci toccherà uscire dal ghiacciaio col buio, poi invece eccolo di nuovo che derapando ricomincia a scendere.
Ritrova l'energia mentale giusta e finalmente comincia ad infilare qualche curva saltata, sta scendendo!
Finalmente dopo due ore e mezza lo vediamo saltare la terminale; quando ci raggiunge lo abbracciamo, mi sento in colpa, i progetti di questo tipo dobbiamo affrontarli in due perché ci conosciamo e siamo rodati e perché questo equilibrio si è consolidato attraverso altre discese.
La paura è passata, Fede ed io siamo felici per questa realizzazione, io sono contentissimo per aver sciato quella variante su in alto e guardo la firma appagato e rilassato come non mai.
A Cham offriamo da bere al nostro giovane amico che comunque ha gestito i nervi in modo maturo senza perdersi d'animo, evitando una sicura tragedia...
L'indomani lo obbligheremo nuovamente a seguirci con amici di Chamonix, su da un'affollata nord est delle Courtes per permettergli di ritrovare la sicurezza necessaria per affrontare questa discesa decisamente più umana, ma comunque sostenuta, in modo sciolto e sereno.
Scendendo lungo il ghiacciaio... Fede ed io ci fermeremo ancora una volta ad ammirare la discesa del giorno prima. Senza aggiungere altro... solo un sorriso!
STEEP TURNS - YouTube
La mia idea era di farci lo spigolo nord est delle Courtes il primo giorno, in modo da riassettare il cervello su certi scenari e poi il secondo giorno affrontare il Couturier o il colle Nord alla Verte.
Il pomeriggio prima di partire mi chiama L. con cui ho condiviso un Glacier Ronde e qualche altra discesa e che nel 2011 aveva sceso il Coolidge dalla corda molla e per non paccarlo per la terza volta gli espongo i miei piani e lui esprime il desiderio di unirsi a noi per le Courtes...
Sapevo che due conoscenti avevano sciato il Col su neve ancora gestibile, il mio dubbio era il caldo che avrebbe potuto modificare le condizioni e rendere la discesa di uno di questi due scivoli molto pericolosa.
Questo tarlo mi batteva in testa e così alla terza birra media all'Elevation, mentre il tipo con la chitarra e la loop station creava una grande atmosfera, mi sono rivolto a Fede e gli ho espresso la mia intenzione di andare l'indomani subito alla Verte. Lui con un mezzo ghigno totalmente rassegnato alla mia eterna irrequietezza,ha accettato.
La mattina seguente con leggeri postumi della sera prima, siamo così saliti sulla prima benna e con un traverso su neve crostosa abbiamo raggiunto il Couturier, sciabile , ma piuttosto magro.
L'obiettivo era deciso:Col North!
Raggiungiamo la terminale e cambiato 'assetto, la superiamo in conserva ed una volta sopra accorciata la corda decidiamo di procedere legati anche per un po' di pratica con questa andatura...
Cominciamo questa ascensione che da subito si impenna in modo severo, la neve sembra bella, fede ed io procediamo piuttosto veloci mentre L sembra accusare un po' imponendoci parecchie pause.
Per tutta la salita subiamo un freddo alle mani fastidioso che io riesco a gestire stranamente, solo una volta che i miei guanti si ghiacciano completamente...anche Fede riesce a controllare il problema mentre L si incupisce sempre di più.
Lo vedo scrutare il pendio in silenzio, so che scala bene sia su roccia che su ghiaccio, ma questa sua improvvisa mancanza di umorismo non mi piace...
affrontiamo un risalto su buon ghiaccio dove le picche ed i ramponi fanno bene il loro mestiere e dopo aver traversato a destra ci ricaviamo un gradino per i piedi e ci mangiamo un pezzo di pane e di prosciutto, beviamo e soprattutto ritroviamo un po' di sensibilità nelle dita...
Una volta rifocillati, cominciamo a salire verso destra in vista del colle, siamo decisamente in orbita, lo sviluppo di questa parete e l'ambiente severo mi mettono una certa soggezione, ma la bellezza del contesto supera decisamente la paura del vuoto che abbiamo sotto i piedi.
Mentre salgo, osservo la Nord delle Droites e non posso pensare a quante storie epiche di coraggio si sono consumate su quella roccia e quel ghiaccio verticale...
Siamo quasi fuori, il pendio si impenna ulteriormente e la neve qui è piuttosto dura, ma la mia mente è concentrata solo sull'uscita dove un bel sole mi scalderà le ossa e una vista per pochi eletti mi farà sentire molto fortunato, penserò alla discesa una volta calzati gli sci...
Mi sento fresco e riposato, sono salito senza accusare nessun tipo di fatica, sono contento e non do troppo peso al silenzio del mio compare. Fede è sulla mia lunghezza d'onda ed anche lui avanza verso l'uscita.
Siamo fuori, sulla piccola sella aerea ci stringiamo la mano, sono sempre così felice quando raggiungo l'apice del mio salire. Il nostro piccolo terrazzino di neve precipita a Nord per 900 metri, nello scivolo che vogliamo sciare e verso sud per 1000 verso il Couvercle e la vista spazia ingorda e senza limiti.
Mentre Fede perfettamente a suo agio, nonostante i 30 centimetri che lo separano dal vuoto, si gode un momento di riposo io ho voglia di iniziare la discesa. Mi capita sempre così, io sono a mio agio quando chiudo gli attacchi.Comincio così a prepararmi, non guardo neanche l'entrata, penso solo alla sequenza di cose fondamentali che faccio sempre prima di partire: pulire con la punta del rampone gli innesti dello scarpone, far scattare il puntale e farlo oscillare avanti indietro in modo che sia tutto ok, chiudere la talloniera, tirare su la leva al massimo e muovere lo sci per verificare ancora una volta che tutto sia in ordine.
Sono pronto, abbandono la sellata sicura ed inizio questo viaggio verticale...la neve è marmo!
Valuto una zona dove la superficie si presenta abbastanza regolare e faccio la prima curva nel vuoto, diagonale e poi un'altra che mi fa perdere parecchi metri...mi fermo...la faccenda è molto seria, urlo a Fede di scendere derapando, non sono preoccupato per lui, ma per L...
Faccio altre 4 curve su neve difficile ed irregolare, i miei soci stanno iniziando la loro discesa, ma non li aspetterò, questo è un viaggio che faremo ognuno per se.
Comincio a traversare su roccette affioranti e poi, complice della neve più permissiva riesco a fare sei curve su una contropendenza molto ripida che 200 metri più sotto, precipita sul ghiacciaio per seicento metri
Mentre affronto probabilmente una delle più intense e tecniche discese della mia vita, più in alto Fede deve fare i conti con L che schiacciato dallo scenario e dalla stanchezza mentale è in grosse difficoltà.
Davanti a me intravvedo uno spigolo marcato, traverso ulteriormente a destra e mi affaccio per vedere cosa ci sia dietro: a sinistra della calotta di ghiaccio nero che scivola vertiginosa sulla terminale 700 metri più in basso c'è una lingua di neve che sembra invernale.
Cercando appoggio su neve inconsistente e tenendomi ad una roccia con le mani riesco ad entrare in questo settore che da lì scende verticale su neve decisamente migliore.
La bella neve mi permette di concatenare una serie di curve verticali, una sensazione mi irrora il cervello, ogni volta che le punte saltano nel vuoto e poi ritrovano il grip accompagnate dalle colate spontanee che mi superano vorrei urlare di gioia ,ma mi impongo di rimanere concentrato, basterebbe uno stupido errore e sarebbe finita.
Continuo curva dopo curva, la neve qui è decisamente bella, se non fosse per le profonde rigole che separano i vari settori della parete potrei aumentare i ritmi.
Dopo 40 minuti intensi e meravigliosi sono sulla conoide, nonostante le varie pause, dei miei soci nessuna traccia, decido di scendere sul plateau per poter avere una visuale migliore.
Sopra un'isoletta di rocce incontro due americani che bivaccano e che stanotte inizieranno la loro avventura sulla Ginat, mi fanno qualche domanda sulla mia discesa, dopodiché mi fanno notare che in alto c'è qualche problema.
Scruto la grande parete nord e all'altezza della cencia dove avevamo mangiato, circa a tre quarti del canale ( !!!) vedo Fede che gestisce la sua discesa alternando qualche diagonale a curve saltate precise, metre L sta scendendo a scaletta e sembra essere nei guai!
Quando dopo una mezz'oretta il mio socio mi raggiunge, la situazione ci appare abbastanza preoccupante, L sta lottando lassù in alto per mantenersi calmo e perde metri con una lentezza allarmante, non riusciamo a guardarlo per paura di vederlo cadere, per un momento eterno rimane fermo, ci sembra di vederlo disarrampicare, sono convinto che ci toccherà uscire dal ghiacciaio col buio, poi invece eccolo di nuovo che derapando ricomincia a scendere.
Ritrova l'energia mentale giusta e finalmente comincia ad infilare qualche curva saltata, sta scendendo!
Finalmente dopo due ore e mezza lo vediamo saltare la terminale; quando ci raggiunge lo abbracciamo, mi sento in colpa, i progetti di questo tipo dobbiamo affrontarli in due perché ci conosciamo e siamo rodati e perché questo equilibrio si è consolidato attraverso altre discese.
La paura è passata, Fede ed io siamo felici per questa realizzazione, io sono contentissimo per aver sciato quella variante su in alto e guardo la firma appagato e rilassato come non mai.
A Cham offriamo da bere al nostro giovane amico che comunque ha gestito i nervi in modo maturo senza perdersi d'animo, evitando una sicura tragedia...
L'indomani lo obbligheremo nuovamente a seguirci con amici di Chamonix, su da un'affollata nord est delle Courtes per permettergli di ritrovare la sicurezza necessaria per affrontare questa discesa decisamente più umana, ma comunque sostenuta, in modo sciolto e sereno.
Scendendo lungo il ghiacciaio... Fede ed io ci fermeremo ancora una volta ad ammirare la discesa del giorno prima. Senza aggiungere altro... solo un sorriso!
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