Lyskamm orientale parete nord - Via Welzenbach 5.4E4 [11-07-2013]

Gigiogigi

Deep white freebanfer
Ho scritto questo breve (o lungo :HIP) racconto subito dopo essere tornato da una delle avventure più toste della mia vita, ma visto come stavano andando le cose in quel periodo e la quantità incredibile di persone che lo scorso mese di luglio hanno affrontato "la nord del Lyskamm", l'ho lasciato a decantare sul desktop del mio PC, in attesa di tempi migliori.
Scrissi su FB che quello che conta, in ogni impresa che uno compie, non è l'impresa in sé ma il perché e il come uno la compie. Lascio a ognuno che vorrà leggere questo racconto (il più lungo che io abbia mai scritto su skiforum) la totale libertà di pensiero e interpretazione, anche dell'annesso video e della colonna sonora ;).

L’uomo desidera ciò che vede. Da anni non riesco più a guardare una montagna senza pensare alle possibilità che offre di essere sciata e nel tempo ho sciato quasi tutti i pendii possibili attorno a casa mia. Soprattutto quelli che vedo dalla finestra.
In questa ottica aver tenuto per diversi anni la foto della nord del Lyskamm come sfondo del desktop era ovvio che avrebbe prodotto qualche conseguenza…
L’avevo notata per la prima volta nell’aprile del 2002, in occasione della mia prima ascensione al Rosa in compagnia del “Gerry” di turno, il mio buddy Christian che dal basso dei suoi diciott’anni aveva già un’esperienza invidiabile. Allora però sia a me sia a lui mancavano tante, troppe informazioni: internet e i numerosi forum non esistevano ancora, o perlomeno se esistevano non lo sapevo.

Nel giugno del 2009 (altro anno strepitoso) ero di nuovo in giro con Christian (http://www.skiforum.it/forum/reportage/31499-monte-rosa-punta-gnifetti.html) e scattai quella foto, incontrai alla Margherita uno che sosteneva di averla sciata e ne parlammo un po’. In quel momento secondo entrambi “era buona”: ne parlai anche con BEO ma alla fine non se ne fece nulla.
L’anno dopo incontrai Luca Pandolfi al termine della serata organizzata da Mao a Milano e lo obbligai agli straordinari. Mi raccontò la sua discesa nei dettagli, con tutte le difficoltà e le insidie di quella montagna che anche quando la guardi dalla Margherita e la vedi bianca, a volta tanto bianca non è. Da quella sera in poi ero definitivamente pronto. Dovevo solo aspettare che fosse pronto anche il Lyskamm.

Nel 2012 quando l’ha sciato il Teocalca con l’immancabile Jimmy Sesana io ero in un momento di calo forma fisica non indifferente, incompatibile con una simile avventura. Come scrissi “Il problema di quelle imponenti pareti nord esposte al vento è che sono in condizioni di solito pochi giorni in un anno. Come me, ma in periodi diversi ”.
Quest’anno ho radicalmente cambiato il mio programma di allenamento, anche in funzione delle pareti nord che speravo di poter trovare in condizioni a luglio. E così, quando sabato 6 luglio al ritorno da due settimane di vacanza al mare ho letto il report dei due francesi che erano scesi lo stesso giorno di Rouge e Sesana, ho immediatamente contattato Gerry, che in quel momento stava proprio tornando da lì. “Condizioni al limite” recitava il messaggio. Mmmmmmh, in due giorni ce l’eravamo già giocato! Ci siamo sentiti per telefono e alla fine ho deciso che comunque valeva la pena provare. Mercoledì 10 luglio ho contattato la Margherita per avere inutilissime informazioni da osservatori privilegiati ma sicuramente in perenne ipossia e successivamente la Gnifetti da cui invece un’informazione utile l’ho avuta: il temporale del giorno prima aveva portato un po’ di neve nuova.

Giovedì 11 luglio. Sveglia alle 4.00, colazione, partenza per Alagna. Per una volta nella vita la macchina l’avevo caricata la sera prima! Alle 7.00 sono già lì, all’apertura degli impianti sono tra i primissimi a salire. Attorno alle 8.30 parto da Indren. Prima dei 4000m accuso il consueto malessere cui queste malsane follie “da 500 a 4500 in giornata” mi hanno abituato e mi sento svenire, faticando a mantenere l’equilibrio. Le Brufen per il mal di testa le ho già prese alle prime avvisaglie, prima di passare davanti alla Gnifetti.
Quando arrivo al “deposito sci” due scialpinisti sono già molto più avanti di me (e mi distanzieranno ulteriormente). Con molta calma stacco le pelli dagli sci e li attacco allo zaino, e parto con un bastone (accorciato) e una piccozza. Cento metri sotto la vetta riappendo definitivamente la piccozza allo zaino e recupero l’altro bastone perché sono veramente stufo di camminare come Quasimodo.
Alle 12.15 sono in vetta. Con me quattro spagnoli: chiedo a uno di loro di scattarmi una foto che resterà tra le più brutte mai viste grazie all’abilità del fotografo e soprattutto al mio sorriso ebete di soddisfazione. Attacco la discesa e le prime curve mi danno subito fiducia: è morbida come velluto! Concateno una serie di curve allegre da nirvana ma con l’avvicinarmi al seracco percepisco che qualcosa sta cambiando e rallento il ritmo. La neve diventa sempre più dura e il pendio sempre più ripido. Parecchie curve singole alternate a qualche derapata, con molta calma e scegliendo bene la parte meno ghiacciata e poi la neve torna ad essere più morbida. Si riparte, ed è ancora nirvana. Mi fermo ancora un po’ di volte a prendere fiato e osservare il pendio per scegliere la linea migliore, tiro fuori la foto fatta dalla Margherita per togliermi un dubbio legato soprattutto alla strana scelta fatta dai due scesi prima di me e in men che non si dica sono alla terminale. Purtroppo il sogno è già finito, e mi aspetta la parte peggiore.

La via crucis. Mi ero distratto un attimo. A scuola andavo molto bene a matematica e ancora adesso non riesco a capire dove ho sbagliato a fare i calcoli. Forse pensavo di dover risalire a una quota inferiore, probabilmente ho confuso i numeri sul report dei francesi, fatto sta che mi ero messo in testa di dover fare 150m per tornare al colle del Lys mentre invece erano 450. Mentre mi trascino sotto la stecca del sole, osservando i minacciosi seracchi sulla mia destra, ad ogni espiro mi scappa un “noncelafacciopiù”. Mi appare Madonna che canticchia “True blue baby I love you”, poi delle bellissime donne con gambe e piedi da yeti che cantano una piacevolissima nenia e mi invitano a buttarmi nei crepacci: quando sto per cedere finalmente arrivo al colle del Lys. La forza di gravità mi conduce poi fino al Mantova (purtroppo è troppo, troppo tardi per scendere dal canale sotto la Gnifetti). Da lì altra via crucis a piedi nella polenta fino a punta Indren, dove riesco a perdere la funivia perché mi fermo a chiacchierare con un altro sciatore pensando di essere in anticipo!


 
Ultima modifica:
Non ho parole ...

grandissimo perchè te le sei fatta in giornata
grandissimo perchè l'hai sciata a fuoco
grandissimo perchè l'hai fatta in solitaria
 
Come già ti avevo scritto....mancavano solo i pali!

mai visto nessuno a cannone come te li....impressionante!

tanto rispetto....
 
Racconto molto bello,via crucis da ridere ma io mi chiedo:..cosa racconti alla famiglia prima di partire?.. Vado a fare una sciatina tranquilla ci vediamo nel pomeriggio?
Molto contento che ci sia ancora qualcuno di forte che scriva nel forum
 
di sci alpiinismo non ne capisco una mazza ma ho l'impressione che il video abbia semplificato qualcosa di veramente difficile :shock:
complimentissimi, uno dei video di sci alpinismo più belli che abbia visto per ora :HIP
 
In pausa pranzo infilo le cuffiette e mi gusto il video, ma nel frattempo ti faccio i complimenti per l'impresa e per il racconto che è molto entusiamante, lungo il giusto, scorrevole e piacevole.
Grazie della condivisione.
 
di sci alpiinismo non ne capisco una mazza ma ho l'impressione che il video abbia semplificato qualcosa di veramente difficile :shock:

Beh, si tratta di una delle grandi discese mitiche dello sci ripido.
Questo non è "scialpinismo" e basta.
Ma la cosa più sconcertante è come lo raconta Gigiogigi.
Come la gente "normale" che raccontata una tranquilla gita.
Per di più, da solo e in giornatat da fondo valle.
Impressionante.
 
Top