Lo immaginavo già, ma averne la prova concreta è piacevole: febbraio è il mese migliore per non lavorare.
Così, dopo aver speso il fine settimana in incombenze famigliari di vario tipo, il lunedì posso alzarmi presto e prepararmi ad una giornata sulle alpi bergamasche.
Colazione da campione (un piatto di spaghetti avanzato tatticamente la sera prima.. ), metto in tasca due mele, e si parte nel traffico che precede le 07 antimeridiane.
La gente si precipita sui viali e sulle tangenziali verso il proprio posto di lavoro, verso quella che era la capitale morale del paese, mentre io procedo in senso inverso: da Milano verso la provincia, verso le montagne.
La sacca scaldascarponi è stata collegata all'accendisigari, con la cura amorevole che può avere solo chi un giorno ha dimenticato di farlo lasciandola al gelo per poi avere modo di pentirsene amaramente.
Il motore ronfa tranquillo, la velocità di crociera è ottimale, arrivo a Spiazzi di Gromo, o Boario Spiazzi che dir si voglia, alle ore 08:20.
Addento le mele, prenoto una lezione alla scuola sci e inizio la vestizione.
La temperatura è fresca, ma non troppo.
Ore 08:45 skipass con sorpresa: il lunedì a Spiazzi il giornaliero è di € 10.00.
Faccio due giri di riscaldamento sulle mezze piste basse prima di incontrarmi con il maestro.
La neve delle piste è bella compatta e risponde bene. Lo farà praticamente per tutto il giorno, complice la scarsa esposizione al sole di quasi tutte le piste, tranne le poche zone molto trafficate ed assolate.
A proposito di traffico, arrivano due scolaresche che più tardi prenderanno lezioni collettive sulle baby, ma per il resto siamo quattro gatti.
Quattro gatti che se la ridono sotto i baffi per la soddisfazione, direi.
Con il maestro Andrea vediamo le cose che mi interessano: gestire le curve in derapata sullo stretto ripido e capire un po' meglio quelle in conduzione sul lungo raggio.
Capisco ancora una volta di avere molto da imparare, ma comincio a sperimentare e capire il ritmo da tenere nel primo caso e la sensibilità necessaria per gestire gli spigoli nel secondo. E sopratutto quanto sia importante spingere SEMPRE correttamente sugli scarponi e farlo già dall'inizio della curva e non a metà.
C'è parecchio da migliorare, ma l'aspetto positivo è che cercando di seguire il maestro mi stanco molto di meno che ad andare per conto mio.
Scopro così che di mio tendo ad andare troppo veloce e quindi è un continuo accelera e frena, visto che non ho il giusto controllo. Etc...
Finita lezione vado avanti da solo a godermi il piccolo comprensorio.
La giornata è splendida, soleggiata con pochissime nuvole; le montagne sono imbiancate ed il Timogno è impreziosito dalle mille tracce lasciate dagli scialpinisti (un'interpretazione curvilinea e artigianale del millerighe, se vogliamo).
La neve tiene, ma lo stomaco reclama... Quindi pausa panino con lo speck e birra sono d'obbligo, così ne approfitto per riposare le gambe e prendere un po' di sole.
... e fare quattro chiacchiere con un simpatico signore bergamasco che mi racconta una storia via l'altra... in bergamasco! Io annuisco e sorrido con convinzione. ^^
Finito lo spuntino si riparte di slancio a ripassare le piste: Croce Blu, Pagherolo, di nuovo su fino alla Vaccarizza da ridiscendere per poi fare la Testa tutta d'un fiato. Risalgo dalla seggiovia Orsini, per diminuire il tempo in seggiovia. Peccato che la Orsini sia chiusa e non battuta, anche se moderatamente innevata, perchè mi ci sarei messo alla prova volentieri. Quindi ritorno sulla Testa.
Le gambe iniziano ad ammorbidirsi un po'... La prossima volta sarà meglio prendere una birretta piccola invece di una media.
Decido di fare l'ultima e di ritirarmi in buon ordine.
Ma è previsto bel tempo per tutta la settimana (giorni feriali) e mi sa che ci tornerò.
Che dire? Adoro il muretto della rossa Croce Blu, anche se è cortissimo. Trovo che la Pagherolo sia una bella pista a pendenza costante dove testare con tranquillità i vari tipi di sciata e mi piace tantissimo la Testa, che pare tuffarsi verso valle prima di avvitarsi verso il basso ed il tratto finale, ma con una larghezza tale da perdonare le piccole incertezze.
Viva i piccoli comprensori, sopratutto quando sono così vicini.
Così, dopo aver speso il fine settimana in incombenze famigliari di vario tipo, il lunedì posso alzarmi presto e prepararmi ad una giornata sulle alpi bergamasche.
Colazione da campione (un piatto di spaghetti avanzato tatticamente la sera prima.. ), metto in tasca due mele, e si parte nel traffico che precede le 07 antimeridiane.
La gente si precipita sui viali e sulle tangenziali verso il proprio posto di lavoro, verso quella che era la capitale morale del paese, mentre io procedo in senso inverso: da Milano verso la provincia, verso le montagne.
La sacca scaldascarponi è stata collegata all'accendisigari, con la cura amorevole che può avere solo chi un giorno ha dimenticato di farlo lasciandola al gelo per poi avere modo di pentirsene amaramente.
Il motore ronfa tranquillo, la velocità di crociera è ottimale, arrivo a Spiazzi di Gromo, o Boario Spiazzi che dir si voglia, alle ore 08:20.
Addento le mele, prenoto una lezione alla scuola sci e inizio la vestizione.
La temperatura è fresca, ma non troppo.
Ore 08:45 skipass con sorpresa: il lunedì a Spiazzi il giornaliero è di € 10.00.
Faccio due giri di riscaldamento sulle mezze piste basse prima di incontrarmi con il maestro.
La neve delle piste è bella compatta e risponde bene. Lo farà praticamente per tutto il giorno, complice la scarsa esposizione al sole di quasi tutte le piste, tranne le poche zone molto trafficate ed assolate.
A proposito di traffico, arrivano due scolaresche che più tardi prenderanno lezioni collettive sulle baby, ma per il resto siamo quattro gatti.
Quattro gatti che se la ridono sotto i baffi per la soddisfazione, direi.
Con il maestro Andrea vediamo le cose che mi interessano: gestire le curve in derapata sullo stretto ripido e capire un po' meglio quelle in conduzione sul lungo raggio.
Capisco ancora una volta di avere molto da imparare, ma comincio a sperimentare e capire il ritmo da tenere nel primo caso e la sensibilità necessaria per gestire gli spigoli nel secondo. E sopratutto quanto sia importante spingere SEMPRE correttamente sugli scarponi e farlo già dall'inizio della curva e non a metà.
C'è parecchio da migliorare, ma l'aspetto positivo è che cercando di seguire il maestro mi stanco molto di meno che ad andare per conto mio.
Scopro così che di mio tendo ad andare troppo veloce e quindi è un continuo accelera e frena, visto che non ho il giusto controllo. Etc...
Finita lezione vado avanti da solo a godermi il piccolo comprensorio.
La giornata è splendida, soleggiata con pochissime nuvole; le montagne sono imbiancate ed il Timogno è impreziosito dalle mille tracce lasciate dagli scialpinisti (un'interpretazione curvilinea e artigianale del millerighe, se vogliamo).
La neve tiene, ma lo stomaco reclama... Quindi pausa panino con lo speck e birra sono d'obbligo, così ne approfitto per riposare le gambe e prendere un po' di sole.
... e fare quattro chiacchiere con un simpatico signore bergamasco che mi racconta una storia via l'altra... in bergamasco! Io annuisco e sorrido con convinzione. ^^
Finito lo spuntino si riparte di slancio a ripassare le piste: Croce Blu, Pagherolo, di nuovo su fino alla Vaccarizza da ridiscendere per poi fare la Testa tutta d'un fiato. Risalgo dalla seggiovia Orsini, per diminuire il tempo in seggiovia. Peccato che la Orsini sia chiusa e non battuta, anche se moderatamente innevata, perchè mi ci sarei messo alla prova volentieri. Quindi ritorno sulla Testa.
Le gambe iniziano ad ammorbidirsi un po'... La prossima volta sarà meglio prendere una birretta piccola invece di una media.
Decido di fare l'ultima e di ritirarmi in buon ordine.
Ma è previsto bel tempo per tutta la settimana (giorni feriali) e mi sa che ci tornerò.
Che dire? Adoro il muretto della rossa Croce Blu, anche se è cortissimo. Trovo che la Pagherolo sia una bella pista a pendenza costante dove testare con tranquillità i vari tipi di sciata e mi piace tantissimo la Testa, che pare tuffarsi verso valle prima di avvitarsi verso il basso ed il tratto finale, ma con una larghezza tale da perdonare le piccole incertezze.
Viva i piccoli comprensori, sopratutto quando sono così vicini.