Sabato di "via libera" (tanto si recupera il giorno dopo con la famiglia, altro giro...) ed ecco all'ultimo con Giorgio venir fuori uno dei giri più interessanti - e anche lunghi - della stagione. L'idea comune è camminare, nessuno dei due ha voglia di incasinarsi in itinerari impegnativi o in alto dove può esserci neve.
Dopo un paio di proposte abbozzate focalizziamo la zona di nostro interesse in Forni di Sopra, e vogliamo stare principalmente a Sud per non congelare e rischiare di trovare neve che vadano oltre la classica "chiazza".
Dopo un po' arriva l'illuminazione... si gira attorno al Tiarfin! Le carte di qualche anno fa non fanno intuire questa possibilità, ma le ultime aggiornate Tabacco (in questo caso l'App è stata provvidenziale) sì, con alcuni nuovi tracciati che sono stati inseriti nel comprensorio di Forni.
Ci troviamo presto per non rinunciare al classico caffè a Villa Santina e perchè il sottoscritto non ha preparato a casa i panini e deve farli al volo.
Partiamo dal centro di Forni di Sopra, con una temperatura di 7-8 °C a meno di mille metri, ma la carrozzabile che costeggia il torrente Tolina si inerpica subito con decisione non dandoci tempo di raffreddarci poi più di tanto.
Durante il primo tratto - noiosetto - Giorgio mi intrattiene con i racconti delle sue peripezie lungo le coste scoscese del torrente, in continuo movimento franoso, passando prima una struttura a scopo idroelettrico e giungendo poi al piano di Puonsas, con qualche abitazione anche ristrutturata.
Da qui il primo "taglio" del tornante ci scalda ora definitivamente. Superiamo il bivio con il 223a che useremo al ritorno e proseguiamo dritti per dritti verso la valle del Rio Tartoiana, tornando ben presto sulla carrozzabile. Qui presto superiamo un avamposto di taglialegna, con i quali scambiamo qualche battuta su come sia strano per loro lavorare qui a metà Novembre quasi in maniche corte... ahimè.
L'occhio ci casca quindi sulla sinistra, dove qualche metro al di sotto della strada una pozza raccoglie l'acqua di una cascatella. E' già un po' che camminiamo, perchè non fermarci un attimo a fare due foto? Scendiamo con cautela la breve traccia impervia, e Franklyn ci anticipa tuffandosi nella pozza fin quasi al collo.
Wow, devo costringerlo poi a ritornarci per lo scatto di rito, molto meno convinto ora che ha sentito la temperatura dell'acqua.
Faccio un po' di fatica a tirar fuori Giorgio dall'angusto anfratto, preso da un reportage fotografico con treppiede alla cascatella. Ma poi si convince e mi segue prima che completi il giro di giornata in solitaria, con il fido Franklyn che non sapendo chi scegliere va avanti e indietro tra l'uno e l'altro.
Belle luci al mattino sulla Cimacuta
Baitella a Puonsas (1300m)
Franklyn fa il bagno nella pozza
Ripartiti dalla pozza, Franklyn fa avanti e indietro sulla carrozzabile
In pochi minuti giungiamo alla conca erbosa dell'ex malga Tartoi, da non molto gestita nei mesi estivi. Giace sotto una falesia e ben vicina all'imponente M. Tiarfin alle sue spalle. L'affaccio sulla Val di Suola e sul Pramaggiore è notevole, dev'essere grandioso pasteggiare qui sui tavoli esterni nei mesi estivi.
La splendida conca di Casera Tartoi
Giorgio a Casera Tartoi
Val di Suola e M. Pramaggiore
Particolari a Casera Tartoi
Il sentiero alle spalle si inerpica con un grande tornante che porta infine ad affacciarsi a picco sul ripiano della casera evidenziandone la struttura dei vari locali una volta a servizio della stessa. Siamo proprio sopra alla falesia, e fortunatamente il sentiero è ottimamente tenuto e tracciato in modo da non creare problemi di "vertigine".
Ora il percorso piega decisamente verso Nord entrando in una conca erbosa che da sotto non puoi immaginare, una pausa anche per le gambe prima di ricominciare a salire nuovamente. Mille metri di dislivello sono già andati e il giro è ancora lungo, ma da qui in avanti sarà complicato compiere più di venti passi consecutivi per come gli scenari e i panorami si andranno susseguendo.
Sul tornantone a mezza costa, affacciati sul M. Tiarfin
Giorgio sale sul 208
Siamo 150 metri sopra la casera, a picco. Laggiù l'abitato di Forni di Sopra.
La silhouette occidentale del M. Tiarfin
M. Tiarfin, spigolo W dell'anticima
Il meglio compare sempre dietro di noi, e le prime mugaglie lasciano intravvedere gli Spalti di Toro e il Cridola, così vicini. Si fa su e giù per un terreno di chiara origine glaciale, la "busa" del Tiarfin. Sembra un mondo a parte qui dietro, difficile attribuirlo a qualche zona orografica o idrografica, è un qualcosa di sospeso e protetto.
Dalla fessura magica sembra di scorgere la Civetta. Ma, appunto, la fessura è magica e non finirà qui. Dall'altra parte a me sembra di scorgere Marmarole e Sorapiss, magicamente vicini per quanto sono abituato.
Sopra i mughi le Dolomiti Friulane. Spalti di Toro e tanto altro.
Cridola
Il giardino sospeso della Busa del Tiarfin
La fessura magica parte prima: Civetta
Qui potrei sbagliare. Per me sono Marmarole e Sorapiss.
Alla nostra destra si scorge un vago sentierino. Ecco la "via normale" al Tiarfin. Oggi non fa per noi, il giro è lungo e non l'ho studiata, oltretutto quella poca neve che si vede è duretta e andare in cima ci toglierebbe troppo tempo e risorse.
Continuiamo lentamente a salire verso i pertugi che si affacciano a Nord, su Casera Razzo e sulla Val Pesarina. Incrociamo dapprima il bivio tra 208 e il nuovo 224, sulla normale scialpinistica del Col Marende, che sale dalla vicinissima Casera Razzo.
Mentre la fessura magica dà il meglio di se il vento e il freddo, ora ampiamente sopra quota duemila, si fanno sentire e non poco.
Il versante Nord del Tiarfin, dove si insinua la "via normale"
Si sale sullo sfondo del M. Piova e del M. Tudaio di Razzo, divisi da un'amena forca erbosa
Il nostro fidato compagno oggi è in forma più che mai!
Forse servirebbe uno "sbadabam" ma io mi sono contenuto in un "wow". Fessura magica parte seconda: Pelmo
A Nord si vede di tutto, ma soprattutto i monti della Val Pesarina, dalla Creta di Mimoias fin verso il Siera, la Creta Forata, il Pleros...
Grossglockner
E' un continuo di sorprese, a ogni passo spunta una montagna nuova in un crescendo continuo. Andiamo avanti con la sagra, cercando di puntare alla Forca Rossa. A quota 2280m si interromperà il nostro "viaggio verticale". Sarà ora di scendere.
Fessura magica parte terza: Antelao
In basso a sinistra si vede il marcato sentiero per P.so Elbel, poi la cresta continua verso i "claps" che dividono Val Pesarina e Sappada
Giorgio ammirato mette a dura prova la sua macchina fotografica
Il tempo scorre, e in questa fase meno male che stiamo girando con due compattine perchè altrimenti faremmo notte. Ci si mette anche il sole a sbucare da una fessura tra le cime del Tiarfin. E mentre scatto la foto a Giorgio che a sua volta scatta la foto mi accorgo di un'altra comparsa. Laggiù sono spuntate le Cime di Lavaredo, più due che tre ma son sempre loro!
Vabbè, pure il sole che sbuca dalla fessura del Tiarfin
Anche Giorgio punta verso il sole, ma dietro spuntano le Tre Cime di Lavaredo
Bis verticale
Quasi alla Forca Rossa
Verso est il Lago di Sauris, avanti con lo sguardo ci sono anche l'Amariana e le Giulie
Sauris di Sopra, sullo sfondo M. Sernio e Jof di Montasio
Zoom sulle Tre Cime
Prima o poi questo tripudio deve finire. Voltandoci verso SE la vista è limitata un po' dai vicini Clapsavon e Bivera.
Scendiamo su un sentiero un po' infido per un centinaio di metri, poi però diventa prativo e piacevole proprio mentre diventa spiacevole la mia discesa, puntellata da un fitto dolore al collaterale esterno del ginocchio sinistro già emerso due settimane fa durante la lunga Alta Via CAI Gemona.
Purtroppo non avevo capito del tutto quella volta, offuscato dai crampi che presumibilmente mi sono venuti come conseguenza di un non corretto appoggio dopo il trauma (anche se leggero) distorsivo. Anche stavolta all'inizio temevo fossero crampi in arrivo, ma poi si è palesato un dolore differente e sempre crescente.
Vabbè, con calma e un ritmo neanche troppo lento riesco ad arrivare alla pianeggiante zona della Forcella della Croce di Tragonia, dove un laghetto si sta perdendo per un processo di interramento.
Bivera e Clapsavon dalla Forca Rossa
Ultimo sguardo indietro. Veramente spettacolare.
La forca e la pietraia scesa nella prima parte
Giorgio e Franklyn sul balcone. Dietro l'affaccio è sulla zona del Rifugio Giaf con ben visibile l'ampia Forcella Scodavacca.
E vabbè, il Pelmo spunta da tutte le parti...
Il Bivera sopra il pendio erboso del Col di S. Giacomo
Il laghetto ormai quasi interamente interrato
Giunti qui, e facilitato il mio cammino nei tratti più pianeggianti, decidiamo di puntare direttamente la Casera Tragonia per la seconda e ultima "pausa pranzo". L'obiettivo era arrivarci per le 14, e l'abbiamo rispettato nonostante tutto.
Vediamo due macchine, una è del gestore che la sta pulendo e svuotando per la fine della stagione. A nostra insaputa, fino al weekend scorso lui era qua, per poter offrire qualcosa ai viandanti. Onore al merito, l'anno prossimo verremo in stagione a trovarlo, così come a Malga Tartoi. Due angoli di paradiso al di là dei rifugi più conosciuti.
Esaminiamo anche l'interno, e una volta buttato giù il panino ci incamminiamo sul 223a un po' rovinato dai cinghiali. Non una grande idea, forse sulla carrozzabile il ginocchio avrebbe reagito meglio.
L'ultimo particolare degno di nota è il forte scoppio di un fucile alla ricerca di un capriolo. Franklyn impaurito cerca conforto, e lo trova. Il capriolo forse non cercava di finire in pentola. Ma non sapremo mai se a lui è andata bene come a Franklyn. Forse.
Giorgio plana verso Casera Tragonia
Niente male neanche l'affaccio da Casera Tragonia, con la carrozzabile che la serve
Dopo un paio di proposte abbozzate focalizziamo la zona di nostro interesse in Forni di Sopra, e vogliamo stare principalmente a Sud per non congelare e rischiare di trovare neve che vadano oltre la classica "chiazza".
Dopo un po' arriva l'illuminazione... si gira attorno al Tiarfin! Le carte di qualche anno fa non fanno intuire questa possibilità, ma le ultime aggiornate Tabacco (in questo caso l'App è stata provvidenziale) sì, con alcuni nuovi tracciati che sono stati inseriti nel comprensorio di Forni.
Ci troviamo presto per non rinunciare al classico caffè a Villa Santina e perchè il sottoscritto non ha preparato a casa i panini e deve farli al volo.
Partiamo dal centro di Forni di Sopra, con una temperatura di 7-8 °C a meno di mille metri, ma la carrozzabile che costeggia il torrente Tolina si inerpica subito con decisione non dandoci tempo di raffreddarci poi più di tanto.
Durante il primo tratto - noiosetto - Giorgio mi intrattiene con i racconti delle sue peripezie lungo le coste scoscese del torrente, in continuo movimento franoso, passando prima una struttura a scopo idroelettrico e giungendo poi al piano di Puonsas, con qualche abitazione anche ristrutturata.
Da qui il primo "taglio" del tornante ci scalda ora definitivamente. Superiamo il bivio con il 223a che useremo al ritorno e proseguiamo dritti per dritti verso la valle del Rio Tartoiana, tornando ben presto sulla carrozzabile. Qui presto superiamo un avamposto di taglialegna, con i quali scambiamo qualche battuta su come sia strano per loro lavorare qui a metà Novembre quasi in maniche corte... ahimè.
L'occhio ci casca quindi sulla sinistra, dove qualche metro al di sotto della strada una pozza raccoglie l'acqua di una cascatella. E' già un po' che camminiamo, perchè non fermarci un attimo a fare due foto? Scendiamo con cautela la breve traccia impervia, e Franklyn ci anticipa tuffandosi nella pozza fin quasi al collo.
Wow, devo costringerlo poi a ritornarci per lo scatto di rito, molto meno convinto ora che ha sentito la temperatura dell'acqua.
Faccio un po' di fatica a tirar fuori Giorgio dall'angusto anfratto, preso da un reportage fotografico con treppiede alla cascatella. Ma poi si convince e mi segue prima che completi il giro di giornata in solitaria, con il fido Franklyn che non sapendo chi scegliere va avanti e indietro tra l'uno e l'altro.
Belle luci al mattino sulla Cimacuta
Baitella a Puonsas (1300m)
Franklyn fa il bagno nella pozza
Ripartiti dalla pozza, Franklyn fa avanti e indietro sulla carrozzabile
In pochi minuti giungiamo alla conca erbosa dell'ex malga Tartoi, da non molto gestita nei mesi estivi. Giace sotto una falesia e ben vicina all'imponente M. Tiarfin alle sue spalle. L'affaccio sulla Val di Suola e sul Pramaggiore è notevole, dev'essere grandioso pasteggiare qui sui tavoli esterni nei mesi estivi.
La splendida conca di Casera Tartoi
Giorgio a Casera Tartoi
Val di Suola e M. Pramaggiore
Particolari a Casera Tartoi
Il sentiero alle spalle si inerpica con un grande tornante che porta infine ad affacciarsi a picco sul ripiano della casera evidenziandone la struttura dei vari locali una volta a servizio della stessa. Siamo proprio sopra alla falesia, e fortunatamente il sentiero è ottimamente tenuto e tracciato in modo da non creare problemi di "vertigine".
Ora il percorso piega decisamente verso Nord entrando in una conca erbosa che da sotto non puoi immaginare, una pausa anche per le gambe prima di ricominciare a salire nuovamente. Mille metri di dislivello sono già andati e il giro è ancora lungo, ma da qui in avanti sarà complicato compiere più di venti passi consecutivi per come gli scenari e i panorami si andranno susseguendo.
Sul tornantone a mezza costa, affacciati sul M. Tiarfin
Giorgio sale sul 208
Siamo 150 metri sopra la casera, a picco. Laggiù l'abitato di Forni di Sopra.
La silhouette occidentale del M. Tiarfin
M. Tiarfin, spigolo W dell'anticima
Il meglio compare sempre dietro di noi, e le prime mugaglie lasciano intravvedere gli Spalti di Toro e il Cridola, così vicini. Si fa su e giù per un terreno di chiara origine glaciale, la "busa" del Tiarfin. Sembra un mondo a parte qui dietro, difficile attribuirlo a qualche zona orografica o idrografica, è un qualcosa di sospeso e protetto.
Dalla fessura magica sembra di scorgere la Civetta. Ma, appunto, la fessura è magica e non finirà qui. Dall'altra parte a me sembra di scorgere Marmarole e Sorapiss, magicamente vicini per quanto sono abituato.
Sopra i mughi le Dolomiti Friulane. Spalti di Toro e tanto altro.
Cridola
Il giardino sospeso della Busa del Tiarfin
La fessura magica parte prima: Civetta
Qui potrei sbagliare. Per me sono Marmarole e Sorapiss.
Alla nostra destra si scorge un vago sentierino. Ecco la "via normale" al Tiarfin. Oggi non fa per noi, il giro è lungo e non l'ho studiata, oltretutto quella poca neve che si vede è duretta e andare in cima ci toglierebbe troppo tempo e risorse.
Continuiamo lentamente a salire verso i pertugi che si affacciano a Nord, su Casera Razzo e sulla Val Pesarina. Incrociamo dapprima il bivio tra 208 e il nuovo 224, sulla normale scialpinistica del Col Marende, che sale dalla vicinissima Casera Razzo.
Mentre la fessura magica dà il meglio di se il vento e il freddo, ora ampiamente sopra quota duemila, si fanno sentire e non poco.
Il versante Nord del Tiarfin, dove si insinua la "via normale"
Si sale sullo sfondo del M. Piova e del M. Tudaio di Razzo, divisi da un'amena forca erbosa
Il nostro fidato compagno oggi è in forma più che mai!
Forse servirebbe uno "sbadabam" ma io mi sono contenuto in un "wow". Fessura magica parte seconda: Pelmo
A Nord si vede di tutto, ma soprattutto i monti della Val Pesarina, dalla Creta di Mimoias fin verso il Siera, la Creta Forata, il Pleros...
Grossglockner
E' un continuo di sorprese, a ogni passo spunta una montagna nuova in un crescendo continuo. Andiamo avanti con la sagra, cercando di puntare alla Forca Rossa. A quota 2280m si interromperà il nostro "viaggio verticale". Sarà ora di scendere.
Fessura magica parte terza: Antelao
In basso a sinistra si vede il marcato sentiero per P.so Elbel, poi la cresta continua verso i "claps" che dividono Val Pesarina e Sappada
Giorgio ammirato mette a dura prova la sua macchina fotografica
Il tempo scorre, e in questa fase meno male che stiamo girando con due compattine perchè altrimenti faremmo notte. Ci si mette anche il sole a sbucare da una fessura tra le cime del Tiarfin. E mentre scatto la foto a Giorgio che a sua volta scatta la foto mi accorgo di un'altra comparsa. Laggiù sono spuntate le Cime di Lavaredo, più due che tre ma son sempre loro!
Vabbè, pure il sole che sbuca dalla fessura del Tiarfin
Anche Giorgio punta verso il sole, ma dietro spuntano le Tre Cime di Lavaredo
Bis verticale
Quasi alla Forca Rossa
Verso est il Lago di Sauris, avanti con lo sguardo ci sono anche l'Amariana e le Giulie
Sauris di Sopra, sullo sfondo M. Sernio e Jof di Montasio
Zoom sulle Tre Cime
Prima o poi questo tripudio deve finire. Voltandoci verso SE la vista è limitata un po' dai vicini Clapsavon e Bivera.
Scendiamo su un sentiero un po' infido per un centinaio di metri, poi però diventa prativo e piacevole proprio mentre diventa spiacevole la mia discesa, puntellata da un fitto dolore al collaterale esterno del ginocchio sinistro già emerso due settimane fa durante la lunga Alta Via CAI Gemona.
Purtroppo non avevo capito del tutto quella volta, offuscato dai crampi che presumibilmente mi sono venuti come conseguenza di un non corretto appoggio dopo il trauma (anche se leggero) distorsivo. Anche stavolta all'inizio temevo fossero crampi in arrivo, ma poi si è palesato un dolore differente e sempre crescente.
Vabbè, con calma e un ritmo neanche troppo lento riesco ad arrivare alla pianeggiante zona della Forcella della Croce di Tragonia, dove un laghetto si sta perdendo per un processo di interramento.
Bivera e Clapsavon dalla Forca Rossa
Ultimo sguardo indietro. Veramente spettacolare.
La forca e la pietraia scesa nella prima parte
Giorgio e Franklyn sul balcone. Dietro l'affaccio è sulla zona del Rifugio Giaf con ben visibile l'ampia Forcella Scodavacca.
E vabbè, il Pelmo spunta da tutte le parti...
Il Bivera sopra il pendio erboso del Col di S. Giacomo
Il laghetto ormai quasi interamente interrato
Giunti qui, e facilitato il mio cammino nei tratti più pianeggianti, decidiamo di puntare direttamente la Casera Tragonia per la seconda e ultima "pausa pranzo". L'obiettivo era arrivarci per le 14, e l'abbiamo rispettato nonostante tutto.
Vediamo due macchine, una è del gestore che la sta pulendo e svuotando per la fine della stagione. A nostra insaputa, fino al weekend scorso lui era qua, per poter offrire qualcosa ai viandanti. Onore al merito, l'anno prossimo verremo in stagione a trovarlo, così come a Malga Tartoi. Due angoli di paradiso al di là dei rifugi più conosciuti.
Esaminiamo anche l'interno, e una volta buttato giù il panino ci incamminiamo sul 223a un po' rovinato dai cinghiali. Non una grande idea, forse sulla carrozzabile il ginocchio avrebbe reagito meglio.
L'ultimo particolare degno di nota è il forte scoppio di un fucile alla ricerca di un capriolo. Franklyn impaurito cerca conforto, e lo trova. Il capriolo forse non cercava di finire in pentola. Ma non sapremo mai se a lui è andata bene come a Franklyn. Forse.
Giorgio plana verso Casera Tragonia
Niente male neanche l'affaccio da Casera Tragonia, con la carrozzabile che la serve
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