Si avvicina la stagione delle esplorazioni, ma quest'anno probabilmente dovrò aspettare ancora un po' prima di fare qualche uscita, quindi per ora mi accontento di qualche ricordo degli anni scorsi.
Questo è il primo rescoconto che pubblico. Non fornirò indicazioni troppo dettagliate su come raggiungere i luoghi: mi sono sempre divertito a cercarli, basandomi su qualche dritta, magari con uscite ripetute e osservazioni da lontano. Quindi penso ci possa essere qualcun altro che si diverte così… E poi questo aiuta a valutare e pianificare con più attenzione il percorso confrontandolo alle proprie capacità.
E purtroppo devo dire di non essere all'altezza di molti di voi in quanto a qualità delle foto...
Si tratta di un percorso di guerra Austriaco che, dal basso, conduceva ad un posto d'osservazione a piombo sulla Val Travenanzes, citato anche in Aquile delle Tofane, situato sullo spigolo Sud-Est del monte, al termine di un ampio cengione (qualche labile traccia dell'antico percorso). Da qui si può poi raggiungere la vetta lungo la parete est, per passaggi che non escludo fossero battuti da qualche vedetta, ma dove non abbiamo trovato tracce (probabilmente a causa del fatto che sono fortemente esposti a slavine in inverno che hanno piallato tutto).
Ambiente molto solitario, da non affrontare a cuor leggero. Per greppisti / ravanatori e camosci di comprovata solidità psico-fisica. Se ci si perde da quelle parti, perché qualcuno ci passi a recuperare è necessario attendere lo scoppio di un'altra guerra con fronte sulle Dolomiti; ma a quel punto l'umanità preferirà disfarsi del malcapitato essere piuttosto che farsi carico di un nuovo conflitto, quindi il destino del greppista / ravanatore o del camoscio sarà molto probabilmente segnato.
Grosso modo questo è l'ambiente in cui si svolge il percorso
Dai Pantane si risale un ghiaione a pendenza costante, fino a raggiungere il piede della parete
La vista si apre sulla sottostante Val di Fanes e sugli Spalte del Col Bechei che ci stanno di fronte, con la loro interessante geologia
Giunti al culmine, si gira a sinistra prendendo una cengia piuttosto esposta, ma non drammatica, che immette sulla parete Est della Croda, circa a metà della sua altezza. Qui un tratto di cengia appena percorso
Fa capolino qualche traccia di attrezzature della guerra.
La cengia in breve si allarga e diventa un cengione, anzi una banca ghiaiosa che attraversa tutto il versante Est del monte.
Là in fondo ci dovrebbe essere la postazione, nei pressi di quota 2239 m, utilizzata dagli Austriaci per controllare gli Italiani arroccati dalle parti degli Orte de Tofana (che fanno capolino nella foto)
Purtroppo le incognite della salita sono ancora parecchie, quindi decidiamo di non indugiare (prima o poi ritorneremo a visitare la postazione) e di cercare di procedere verso la vetta, ci sono ancora oltre 400 m di dislivello su difficoltà probabilmente superiori a quelle incontrate finora.
Affrontiamo il grande impluvio che incide tutto il versante Est, da dove siamo noi fino quasi alla sommità. Dapprima si sale per ghiaie, poi si devono affrontare alcune placche di roccia levigata dall'acqua, poi di nuovo ghiaie e roccette.
Dove l'impluvio sta per terminare ne usciamo sulla nostra destra, per rocce un po' friabili ma ben appigliate. Riappare il Col Bechei.
Sbuchiamo sui pendii sommitali
E in breve arriviamo a viste ben più note, ma sempre affascinanti.
Un breve sguardo alle zone da cui arriviamo
Poi una sosta sulla frequentata vetta, ma oggi non c'è nessuno (oppure chi c'era se ne è già tornato verso casa). Sul libro di vetta ci sono le firme di alcuni che hanno seguito in precedenza il nostro stesso itinerario e sono le firme che troviamo su quasi tutte le cime poco frequentate…
Il panorama sul lato B della Tofana è utile per studiare altri percorsi selvaggi afferenti alla Cengia Paolina.
Prendiamo il classico sentiero che costituisce la via normale. Sempre artistico
Ma ci facciamo tentare da un'altra deviazione, la discesa per la Gràa de Traenanzes. Visto che non è proprio prestissimo, optiamo per la discesa diretta, anche se sappiamo che da quel lato c'è un altro percorso di guerra che compie una deviazione per poi immettersi nella Gràa a circa un terzo del suo sviluppo; lo lasceremo per un'altra volta.
La prima parte è dura e tutto rotola
Poi le ghiaie si fanno soffici e tutto si apre in un caleidoscopio di colori (e di calore, vista l'esposizione al sole del pomeriggio)
Si giunge in vista della Val Traenanzes
E si dà un ultimo saluto a luoghi mitici quali Potofana e la Nemesis, che in varie occasioni sono stati solleticati dai nostri scarponi, prima di tornare verso casa, la vera meta di ogni uscita.
Questo è il primo rescoconto che pubblico. Non fornirò indicazioni troppo dettagliate su come raggiungere i luoghi: mi sono sempre divertito a cercarli, basandomi su qualche dritta, magari con uscite ripetute e osservazioni da lontano. Quindi penso ci possa essere qualcun altro che si diverte così… E poi questo aiuta a valutare e pianificare con più attenzione il percorso confrontandolo alle proprie capacità.
E purtroppo devo dire di non essere all'altezza di molti di voi in quanto a qualità delle foto...
Si tratta di un percorso di guerra Austriaco che, dal basso, conduceva ad un posto d'osservazione a piombo sulla Val Travenanzes, citato anche in Aquile delle Tofane, situato sullo spigolo Sud-Est del monte, al termine di un ampio cengione (qualche labile traccia dell'antico percorso). Da qui si può poi raggiungere la vetta lungo la parete est, per passaggi che non escludo fossero battuti da qualche vedetta, ma dove non abbiamo trovato tracce (probabilmente a causa del fatto che sono fortemente esposti a slavine in inverno che hanno piallato tutto).
Ambiente molto solitario, da non affrontare a cuor leggero. Per greppisti / ravanatori e camosci di comprovata solidità psico-fisica. Se ci si perde da quelle parti, perché qualcuno ci passi a recuperare è necessario attendere lo scoppio di un'altra guerra con fronte sulle Dolomiti; ma a quel punto l'umanità preferirà disfarsi del malcapitato essere piuttosto che farsi carico di un nuovo conflitto, quindi il destino del greppista / ravanatore o del camoscio sarà molto probabilmente segnato.
Grosso modo questo è l'ambiente in cui si svolge il percorso
Dai Pantane si risale un ghiaione a pendenza costante, fino a raggiungere il piede della parete
della Croda del Valon Bianco che ci
sovrasta. La vista si apre sulla sottostante Val di Fanes e sugli Spalte del Col Bechei che ci stanno di fronte, con la loro interessante geologia
Giunti al culmine, si gira a sinistra prendendo una cengia piuttosto esposta, ma non drammatica, che immette sulla parete Est della Croda, circa a metà della sua altezza. Qui un tratto di cengia appena percorso
Fa capolino qualche traccia di attrezzature della guerra.
La cengia in breve si allarga e diventa un cengione, anzi una banca ghiaiosa che attraversa tutto il versante Est del monte.
Là in fondo ci dovrebbe essere la postazione, nei pressi di quota 2239 m, utilizzata dagli Austriaci per controllare gli Italiani arroccati dalle parti degli Orte de Tofana (che fanno capolino nella foto)
Purtroppo le incognite della salita sono ancora parecchie, quindi decidiamo di non indugiare (prima o poi ritorneremo a visitare la postazione) e di cercare di procedere verso la vetta, ci sono ancora oltre 400 m di dislivello su difficoltà probabilmente superiori a quelle incontrate finora.
Affrontiamo il grande impluvio che incide tutto il versante Est, da dove siamo noi fino quasi alla sommità. Dapprima si sale per ghiaie, poi si devono affrontare alcune placche di roccia levigata dall'acqua, poi di nuovo ghiaie e roccette.
Dove l'impluvio sta per terminare ne usciamo sulla nostra destra, per rocce un po' friabili ma ben appigliate. Riappare il Col Bechei.
Sbuchiamo sui pendii sommitali
E in breve arriviamo a viste ben più note, ma sempre affascinanti.
Un breve sguardo alle zone da cui arriviamo
Poi una sosta sulla frequentata vetta, ma oggi non c'è nessuno (oppure chi c'era se ne è già tornato verso casa). Sul libro di vetta ci sono le firme di alcuni che hanno seguito in precedenza il nostro stesso itinerario e sono le firme che troviamo su quasi tutte le cime poco frequentate…
Il panorama sul lato B della Tofana è utile per studiare altri percorsi selvaggi afferenti alla Cengia Paolina.
Prendiamo il classico sentiero che costituisce la via normale. Sempre artistico
Ma ci facciamo tentare da un'altra deviazione, la discesa per la Gràa de Traenanzes. Visto che non è proprio prestissimo, optiamo per la discesa diretta, anche se sappiamo che da quel lato c'è un altro percorso di guerra che compie una deviazione per poi immettersi nella Gràa a circa un terzo del suo sviluppo; lo lasceremo per un'altra volta.
La prima parte è dura e tutto rotola
Poi le ghiaie si fanno soffici e tutto si apre in un caleidoscopio di colori (e di calore, vista l'esposizione al sole del pomeriggio)
Si giunge in vista della Val Traenanzes
E si dà un ultimo saluto a luoghi mitici quali Potofana e la Nemesis, che in varie occasioni sono stati solleticati dai nostri scarponi, prima di tornare verso casa, la vera meta di ogni uscita.
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