In attesa dell'apertura degli impianti, oggi (almeno per me) c'è stata l'apertura della stagione pelli.
Siamo sulla Marmolada, montagna che non necessita di presentazioni. Partiti presto per "limitare" la coda. Temperature invernali.
In salita si possono mettere tranquillamente gli sci dal parcheggio. In discesa invece meglio toglierseli per le ultime due curvone della pista e poi rimetterli per il piano finale.
E' sempre un emozione salire in Marmolada: 1200 m di salita per uno sviluppo molto lungo. Fa impressione quando, doloranti in auto, si guarda l'arrivo della funivia dalla strada: sembra impossibile poter arrivare fin lassù con le proprire forze in così poco tempo (per me circa 3 ore per i tutini, boh, forse 1).
Ecco alcune foto veloci di oggi. Mani e piedi assiderati per tutta la discesa.
Mattino ore circa 8. Cielo non grigio ma nemmeno azzurro. Fortunatamente vento solo nei crinali.
E' sempre uno spettacolo. La barriera corallina del Piz Boé.
Quando ti sorpassano questi c'è l'effetto Doppler.
Gente tanta, ovviamente. Ma non eccessiva. Cercando si riusciva a fare prima quasi da cima a fondo.
I mitologici bidoni.
La traccia di salita stavolta ha previsto un luuuuungo traverso maledetto poco sopra Pian dei Fiacconi.
La meraviglai dei "Sassi" delle Val Gardena/Fassa.
E finalmente la discesa. Abbiamo fatto una Lydia, neve molto bella. Attenzione come sempre ai crepacci.
I compagni di gita e le formiche che salgono.
Nell'ultima parte, anzichè farsela sci in spalla cercando bene e con uno spazzaneve spacca gambe si può scendere sci ai piedi senza rovinarli troppo.
Calda? :shock:
Tornando abbiamo visto gli effetti dell'alluvione e del vento in Agordino.
Due cose mi hanno impressionato, la seconda più della prima.
La prima è la potenza della natura: interi boschi scomparsi, torrenti nati dal nulla, accumuli di ghiaia grandi come campi da calcio.
La seconda: se uno non sapesse cosa c'è stato quasi non si accorgerebbe. Hanno lavorato come muli da queste parti ed ancora oggi ci sono più escavatori in giro che auto.
Davvero un grandissimo per la tenacia. C'è chi si tatua la parola resilienza sul bicipite senza sapere che significa e c'è chi fa della resilienza il proprio credo senza sapere che esiste tale parola.
Alla prossima.
Siamo sulla Marmolada, montagna che non necessita di presentazioni. Partiti presto per "limitare" la coda. Temperature invernali.
In salita si possono mettere tranquillamente gli sci dal parcheggio. In discesa invece meglio toglierseli per le ultime due curvone della pista e poi rimetterli per il piano finale.
E' sempre un emozione salire in Marmolada: 1200 m di salita per uno sviluppo molto lungo. Fa impressione quando, doloranti in auto, si guarda l'arrivo della funivia dalla strada: sembra impossibile poter arrivare fin lassù con le proprire forze in così poco tempo (per me circa 3 ore per i tutini, boh, forse 1).
Ecco alcune foto veloci di oggi. Mani e piedi assiderati per tutta la discesa.
Mattino ore circa 8. Cielo non grigio ma nemmeno azzurro. Fortunatamente vento solo nei crinali.
E' sempre uno spettacolo. La barriera corallina del Piz Boé.
Quando ti sorpassano questi c'è l'effetto Doppler.
Gente tanta, ovviamente. Ma non eccessiva. Cercando si riusciva a fare prima quasi da cima a fondo.
I mitologici bidoni.
La traccia di salita stavolta ha previsto un luuuuungo traverso maledetto poco sopra Pian dei Fiacconi.
La meraviglai dei "Sassi" delle Val Gardena/Fassa.
E finalmente la discesa. Abbiamo fatto una Lydia, neve molto bella. Attenzione come sempre ai crepacci.
I compagni di gita e le formiche che salgono.
Nell'ultima parte, anzichè farsela sci in spalla cercando bene e con uno spazzaneve spacca gambe si può scendere sci ai piedi senza rovinarli troppo.
Calda? :shock:
Tornando abbiamo visto gli effetti dell'alluvione e del vento in Agordino.
Due cose mi hanno impressionato, la seconda più della prima.
La prima è la potenza della natura: interi boschi scomparsi, torrenti nati dal nulla, accumuli di ghiaia grandi come campi da calcio.
La seconda: se uno non sapesse cosa c'è stato quasi non si accorgerebbe. Hanno lavorato come muli da queste parti ed ancora oggi ci sono più escavatori in giro che auto.
Davvero un grandissimo per la tenacia. C'è chi si tatua la parola resilienza sul bicipite senza sapere che significa e c'è chi fa della resilienza il proprio credo senza sapere che esiste tale parola.
Alla prossima.