Ci sono dei percorsi in Pasubio che non sono segnati in alcuna cartina. Sono tenuti nascosti perchè non del tutto "sicuri", itinerari che richiedono un minimo di esperienza e, soprattutto, un approccio molto selvaggio. Sono sentieri in cui bisogna saper individuare dove passare e farlo senza scivolare.
Questi modi di salire in quota regalano gite di "pregevole fattura". Salire in Pasubio lungo questi articolati, molto articolati, percorsi dona sensazioni particolari, ci si sente un po' camosci. Certo, sia chiaro, non sono vie di arrampicata impossibili ai più ma sono quanto di più naturale c'è per vivere una montagna. Da A a B (da valle a monte) percorrendo le debolezze di un versante montano.
Per fortuna nel passato (o forse nel presente) qualcuno ha tenuto traccia di questi modi di salire. Erano usati dai cacciatori e soprattutto dai contrabbandieri: forse per questo hanno intrinsecamente un senso di avventura particolare in essi. In rete non si trova quasi nulla, ho capito che sono raccolti in un libro del CAI del 1976 introvabile. Un volume forse diventato roba da collezionisti.
Ho trovato qualcosa leggendo questi articoli che ho scoperto essere di un vicentino "cyborg", di quelli che partecipano e rischiano di vincere le gare di trail running da 80 km. Lui qui racconta il sentiero dei contrabbandieri (https://thed00rsofperception.wordpress.com/ e anche https://www.magicoveneto.it/Pasubio/Pasubio/VajoDelPino.htm e anche https://itineraritrekking.com/2014/01/01/vajo-del-pino/) che è simile al Vajo del Pino per tutta la prima parte. Io all'ultimo bivio invece di prendere lo Scaranto dei Contrabbandieri ho preso per il Vajo del Pino.
Solo in questo sito ho trovato elencati alcuni sentieri "non standard" per salire in Pasubio: https://www.fieitalia.com/fie/cosa-facciamo/rifugi/rifugio-nerone-balasso-s-a-v-vicenza/
Chi ha fattola Strada delle 52 gallerie dopo la Val Camossara avrà notata una targa di marmo con un freccia verso il basso e la scritta Vajo del Pino. Ecco io l'ho fatto verso l'alto.
Attenzione: sono gite da non prendere alla leggera. Io mi sono visto una scarica di sassi con robe grandi comodini cadere dove ero passato 5 minuti prima o forse meno. Fa molta impressione. Sono percorsi adatti a chi non ha ansia se per qualche metro non vede alcuna traccia. Insomma, se non sono segnati sulle cartine un motivo c'è ma non per questo sono meno interessanti, anzi! Con il dovuto allenamento sono magnifici. Parlo di allenamento perchè soprattutto i pezzi per i famosi pendii erbosi chiedono una forza di gamba non indifferente, sono "gradoni" da fare su terreno scivoloso in cui noi sciatori siamo avvantaggiati. Sono gite in cui mettere la mano a terra o aggrapparsi a ciuffi d'erba per salire è la normalità.
Vajo del Pino: l'escursione si chiama così ma in realtà è la concatenazione di tre pezzi:
- Voro dei Toni: stretto canalone da salire freeride (dove mi sono visto la mega scarica di sassi);
- Lora delle Sgralaite: il canalone aperto che mi è piaciuto di più, anche questo da salire fra massi e ghiaie;
- Vajo del Pino vero e proprio: una stretta spaccatura da salire freeride tra massi e ghiaie;
Ecco qualche foto della mia prima (sicuramente non ultima visto quanto bello è questa gita) volta in Vajo del Pino.
Si lascia l'auto a Ponte Verde in uno slargo chiamato Prà dei Penzi. Giornata con ambiente bucolico.
Si sale da qualche parte per quelle rocce.
Dietro il Monte Cornetto. Sotto i Prà dei Penzi.
Primo bivio: prendere quella strada di destra.
Oltre passare i primi due torrenti di rocce che si incontrano. Questo è il Boale Rosso/Vajo del Ponte.
Dopo un po' sulla sinistra si vede un grande masso con delle targe e vecchi segni.
Il Voro dei Toni parte presso la terza frana di sassi. Sulla sinistra si vede un piccolo omino di sassi ed un accenno di sentiero: prendere quello.
Si sale "freeride" per un torrente che alterna sassi da superare in divertente scalata ad accumuli di ghiaia.
Il Voro dei Toni poi si impenna e si restringe.
Primo bollo rosso al termine della prima parte del Voro dei Toni. Da qui in poi con un buon occhio si notano bolli rossi che guidano la salita piuttosto bene.
Prima scritta che segna il Vajo del Pino. Proseguire sulla destra è solo per alpinisti arrampicatori penso, c'è una parete di sfasciume.
Vajo Berti: si prosegue salendo il canalino erboso a sinistra del canalino di roccia (fattibile anche quello per chi vuole arrampicare).
Pendio erboso molto ripido: vietato cadere soprattutto se c'è umidità.
I rincuoranti bolli rossi.
La parte secondo me più bella dell'itinerario: la salita freeride della Lora delle Sgralaite un bel canalone di massi bianchi levigati.
Si sale fino ai piedi di quel pinnacolo con il sasso incastrato.
La pendenza c'è ma si sale senza problemi.
Ecco il sasso incastrato. Salire per il ripidissimo pendio erboso sulla sinistra: attenzione a non scivolare. Non sembra ma è pericoloso.
Sono scivolato e quasi non riuscivo a fermarmi nonostante l'erba asciutta. Con pioggia o umidità la vedo dura.
Forcella Sgralaite.
Seguire i bolli rossi salendo a caso.
Prima eravamo in quel mucchio di sassi. Ci deve essere una pietra chiamata "tavolo dei contrabbandieri".
Ecco: il Vajo del Pino sale per una di quelle spaccature della montagna.
Guglia degli operai.
Vajo del Pino: è il canale tutto a sinistra. L'altro, quello sopra il ghiaione, dovrebbe essere il vajo/Scaranto dei contrabbandieri.
Si parte.
Da qui fino alla strada delle gallerie è tutto così: una stretta cola con massi incastrati da salire a propria interpretazione mooooolto divertente
Speriamo non si stacchi nulla da quella parete.
Breve pezzo da arrampicare. Con due chiodi alla base del sasso non ho capito per quale motivo visto che sono sotto il sasso da arrampicare.
Parte finale del Vajo del Pino.
Sopra si sente il vociare della Strada delle Gallerie.
La famosa targa di marmo (offerta dall'industria marmi vicentini).
Si sbuca proprio al termine della Val Camossara. E da un percorso in cui non si incontra nè anima viva nè segno di passaggio si viene fagocitati dall'affollamento della strada delle 52G.
Rientro alla macchina per il sentiero della Val Fontana d'Oro.
In un ambiente bellissimo e con 1000 tornanti.
Buone passeggiate!
Questi modi di salire in quota regalano gite di "pregevole fattura". Salire in Pasubio lungo questi articolati, molto articolati, percorsi dona sensazioni particolari, ci si sente un po' camosci. Certo, sia chiaro, non sono vie di arrampicata impossibili ai più ma sono quanto di più naturale c'è per vivere una montagna. Da A a B (da valle a monte) percorrendo le debolezze di un versante montano.
Per fortuna nel passato (o forse nel presente) qualcuno ha tenuto traccia di questi modi di salire. Erano usati dai cacciatori e soprattutto dai contrabbandieri: forse per questo hanno intrinsecamente un senso di avventura particolare in essi. In rete non si trova quasi nulla, ho capito che sono raccolti in un libro del CAI del 1976 introvabile. Un volume forse diventato roba da collezionisti.
Ho trovato qualcosa leggendo questi articoli che ho scoperto essere di un vicentino "cyborg", di quelli che partecipano e rischiano di vincere le gare di trail running da 80 km. Lui qui racconta il sentiero dei contrabbandieri (https://thed00rsofperception.wordpress.com/ e anche https://www.magicoveneto.it/Pasubio/Pasubio/VajoDelPino.htm e anche https://itineraritrekking.com/2014/01/01/vajo-del-pino/) che è simile al Vajo del Pino per tutta la prima parte. Io all'ultimo bivio invece di prendere lo Scaranto dei Contrabbandieri ho preso per il Vajo del Pino.
Solo in questo sito ho trovato elencati alcuni sentieri "non standard" per salire in Pasubio: https://www.fieitalia.com/fie/cosa-facciamo/rifugi/rifugio-nerone-balasso-s-a-v-vicenza/
Al Rifugio A. Papa m 1934 per:
- per Val Fontana d’Oro e il Passo di Fontana d’Oro n 1873 (ore 3,30) facile;
- per il Voro d’Uderle m 1450, il Soglio Rosso e la strada delle gallerie (ore 3,00) facile;
- per la strada delle gallerie (ore 3,30) facile;
- per il Boale Rosso e la strada delle gallerie (ore 3,30) facile;
- per il Vaio del Ponte (ore 4,00) media difficoltà;
- per il Vaio di Mezzo (ore 6,00) molto difficile;
- per il Voro dei Toni, le Sgralaite, il Sentiero dei Contrabbandieri (ore 4,00) media difficoltà;
- per il Voro dei Toni, le Sgralaite, il Vaio del Pino e la strada delle gallerie (ore 4,00) media difficoltà;
- per il Vaio del Motto e la strada delle gallerie (ore 4,00) difficile;
- per il sentiero dei Ronle (ore 3,30) media difficoltà;
Chi ha fattola Strada delle 52 gallerie dopo la Val Camossara avrà notata una targa di marmo con un freccia verso il basso e la scritta Vajo del Pino. Ecco io l'ho fatto verso l'alto.
Attenzione: sono gite da non prendere alla leggera. Io mi sono visto una scarica di sassi con robe grandi comodini cadere dove ero passato 5 minuti prima o forse meno. Fa molta impressione. Sono percorsi adatti a chi non ha ansia se per qualche metro non vede alcuna traccia. Insomma, se non sono segnati sulle cartine un motivo c'è ma non per questo sono meno interessanti, anzi! Con il dovuto allenamento sono magnifici. Parlo di allenamento perchè soprattutto i pezzi per i famosi pendii erbosi chiedono una forza di gamba non indifferente, sono "gradoni" da fare su terreno scivoloso in cui noi sciatori siamo avvantaggiati. Sono gite in cui mettere la mano a terra o aggrapparsi a ciuffi d'erba per salire è la normalità.
Vajo del Pino: l'escursione si chiama così ma in realtà è la concatenazione di tre pezzi:
- Voro dei Toni: stretto canalone da salire freeride (dove mi sono visto la mega scarica di sassi);
- Lora delle Sgralaite: il canalone aperto che mi è piaciuto di più, anche questo da salire fra massi e ghiaie;
- Vajo del Pino vero e proprio: una stretta spaccatura da salire freeride tra massi e ghiaie;
Ecco qualche foto della mia prima (sicuramente non ultima visto quanto bello è questa gita) volta in Vajo del Pino.
Si lascia l'auto a Ponte Verde in uno slargo chiamato Prà dei Penzi. Giornata con ambiente bucolico.
Si sale da qualche parte per quelle rocce.
Dietro il Monte Cornetto. Sotto i Prà dei Penzi.
Primo bivio: prendere quella strada di destra.
Oltre passare i primi due torrenti di rocce che si incontrano. Questo è il Boale Rosso/Vajo del Ponte.
Dopo un po' sulla sinistra si vede un grande masso con delle targe e vecchi segni.
Il Voro dei Toni parte presso la terza frana di sassi. Sulla sinistra si vede un piccolo omino di sassi ed un accenno di sentiero: prendere quello.
Si sale "freeride" per un torrente che alterna sassi da superare in divertente scalata ad accumuli di ghiaia.
Il Voro dei Toni poi si impenna e si restringe.
Primo bollo rosso al termine della prima parte del Voro dei Toni. Da qui in poi con un buon occhio si notano bolli rossi che guidano la salita piuttosto bene.
Prima scritta che segna il Vajo del Pino. Proseguire sulla destra è solo per alpinisti arrampicatori penso, c'è una parete di sfasciume.
Vajo Berti: si prosegue salendo il canalino erboso a sinistra del canalino di roccia (fattibile anche quello per chi vuole arrampicare).
Pendio erboso molto ripido: vietato cadere soprattutto se c'è umidità.
I rincuoranti bolli rossi.
La parte secondo me più bella dell'itinerario: la salita freeride della Lora delle Sgralaite un bel canalone di massi bianchi levigati.
Si sale fino ai piedi di quel pinnacolo con il sasso incastrato.
La pendenza c'è ma si sale senza problemi.
Ecco il sasso incastrato. Salire per il ripidissimo pendio erboso sulla sinistra: attenzione a non scivolare. Non sembra ma è pericoloso.
Sono scivolato e quasi non riuscivo a fermarmi nonostante l'erba asciutta. Con pioggia o umidità la vedo dura.
Forcella Sgralaite.
Seguire i bolli rossi salendo a caso.
Prima eravamo in quel mucchio di sassi. Ci deve essere una pietra chiamata "tavolo dei contrabbandieri".
Ecco: il Vajo del Pino sale per una di quelle spaccature della montagna.
Guglia degli operai.
Vajo del Pino: è il canale tutto a sinistra. L'altro, quello sopra il ghiaione, dovrebbe essere il vajo/Scaranto dei contrabbandieri.
Si parte.
Da qui fino alla strada delle gallerie è tutto così: una stretta cola con massi incastrati da salire a propria interpretazione mooooolto divertente
Speriamo non si stacchi nulla da quella parete.
Breve pezzo da arrampicare. Con due chiodi alla base del sasso non ho capito per quale motivo visto che sono sotto il sasso da arrampicare.
Parte finale del Vajo del Pino.
Sopra si sente il vociare della Strada delle Gallerie.
La famosa targa di marmo (offerta dall'industria marmi vicentini).
Si sbuca proprio al termine della Val Camossara. E da un percorso in cui non si incontra nè anima viva nè segno di passaggio si viene fagocitati dall'affollamento della strada delle 52G.
Rientro alla macchina per il sentiero della Val Fontana d'Oro.
In un ambiente bellissimo e con 1000 tornanti.
Buone passeggiate!