Hai provato anche la Pasquireaux con le seggiole di legno a cucchiaio?
Come avrei potuto non salirci su?
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Che emozione quell'impianto! Penso che andrebbe publicizzato di più, in un'epoca in cui il vintage talvolta attira di più del moderno.
E le sue piste, strette, su fondo naturale e intervallate da stradicciole senza traccia di reti di protezione o rialzi di terra.Sembra proprio di sciare negli anni 60.
Sante parole!
Aggiungiamo:
Totale assenza di segnaletica. Per capire da dove passare per scendere a valle bisogna chiedere agli indigeni (quelli da me consultati tutti disponibilissimi e orgogliosi di mostrare al forestiero il loro Monte Moro e seggiovia). Se penso alla cartellonistica autostradale del Sellaronda, la differenza non potrebbe essere più grande.
Il ritmato flop flop flop lasciato dal passaggio della fune sulle rulliere di ritenuta ben ingrassate ... salire cogli sci in braccio alla maniera degli antichi pionieri e liberi di dondolare i piedi ... sentirsi soli nel risalire lenti, a poca distanza dal suolo, in mezzo a un magico bosco di castagni (sì, castagni, quanti sono ad aver sciato nell'orizzonte climaxico della
castanea sativa?) faggi, pecci, abeti, betulle, larici, pini ...
Panorami ineguagliabili. Tutto il Mondolè, e il Monte Moro non fa eccezione, è un gigantesco balcone sul Piemonte e la Pianura Padana. La piramidona del Monviso sempre là davanti sullo sfondo. Ma coll'occhio si arriva fino alla Lombardia e al Veneto (starli è riuscito a fotografare Bernina e Adamello, ben riconoscibili nelle foto a infrarossi).
La discesa a valle per le piste naturali, come le ha ben descritte ste, è impagabile. Non va percorsa velocemente, ma centellinata in modo da assaporarne ogni prezioso dettaglio ... (e che figata scendere da ultimo tra le cascine ...)