Comunque, per dare un po’ di contesto agli argomenti di cui stiamo trattando, e alle fotografie pubblicate, a beneficio di chi magari prova un po’ di curiosità a riguardo scrivo due velocissime (ma proprio velocissime) righe.
Il Regno d’Ungheria nasce nell’anno 1000, fondato da Stefano della dinastia degli Arpadi (il quale venne fatto santo pochi anni dopo la sua morte ed è ovviamente il patrono del Paese).
Nel 1100, per fatti dinastici, i re d’Ungheria estendono il loro controllo sulla Croazia… il legame tra i due Paesi durerà oltre ottocento anni, fino alla fine della prima guerra mondiale.
Qual era esattamente la natura del legame? I croati preferiscono pensare che esistessero due Regni separati, governati in unione personale dallo stesso sovrano (un po’ come Inghilterra e Scozia a partire da re Giacomo e fino agli Acts of Union del 1707); per gli ungheresi invece la Croazia fu semplicemente e naturalmente inglobata nel regno d’Ungheria, venendo a costituire quindi nient’altro che una regione del regno dotata di particolare autonomia (e lo dimostra il fatto che gli Arpadi abbandonarono presto la doppia cerimonia d’incoronazione, limitandosi a cingere esclusivamente la Corona di Santo Stefano).
Ad ogni modo in Croazia e Slavonia la figura più importante era quella del Bano, una specie di “viceré” nominato dal re d’Ungheria, che deteneva vasti poteri civili e militari.
Naturalmente tale carica era appannaggio della più nobile casata croata, quella dei Šubić, detta anche “di Zrin” (Zrinski, o Zrínyi in magiaro) dal nome del castello omonimo in prossimità delle rive del fiume Una.
Ora, nel 1526 avvenne un’importantissima battaglia, la battaglia di Mohács. Le forze di Luigi II, re d’Ungheria ( e Boemia; questa sì in unione personale…) vennero annientate dall’esercito del Magnifico sultano Solimano. Fu la fine di un florido e potente regno cristiano, fino a quel momento protagonista di primissimo piano della politica e della cultura europea.
Mohács, senza scendere nel dettaglio, rappresentò l’inizio di centosessant’anni di dominio turco e anche, per meccanismi dinastici conseguenti alla morte in battaglia di Luigi, il trasferimento della Sacra Corona di Santo Stefano sulla capoccia degli Asburgo.
Asburgo che vennero riconosciuti inequivocabilmente legittimi detentori del trono, dalla Dieta Ungherese, solo a Reconquista ultimata, alla fine del diciassettesimo secolo, e comunque vennero sempre considerati stirpe straniera e giocoforza tollerati fino alla fine del Regno.
Negli anni immediatamente successivi a Mohács la cittadella fortificata di Szigetvár comunque resistette all’onda ottomana, e causò spesso e volentieri fastidi alla Sublime Porta. Fintanto che un ormai anziano Solimano, róttosi le palle della situazione, piantò nell’estate del 1566 un assedio alla cittadella con un enorme esercito di decine di migliaia di soldati.
Szigetvár, difesa solo da circa duemila uomini comandati dal Bano Nikola Zrinski (Miklós Zrínyi) resistette eroicamente per un paio di mesi; quando la situazione divenne assolutamente e completamente disperata, Zrínyi esortò le poche centinaia di superstiti a uscire dalla fortezza in un disperato attacco suicida, piuttosto che deporre le armi e arrendersi… e fu così che Szigetvár cadde, e il Bano Zrínyi entrò direttamente nel pantheon degli eroi ungheresi (e croati). Per uno scherzo del destino Solimano non poté festeggiare la conclusione felice dell’assedio, perché morì il giorno prima di morte naturale nella sua tenda. E del resto, il sacrificio degli uomini di Zrínyi, che vendettero la pelle a carissimo prezzo, distolse completamente l’avanzata degli ottomani verso Bécs.
Ottant’anni dopo, il pronipote dell’eroico Bano Nicola Zrinski, ovvero l’omonimo Bano Nikola Zrinski, scrisse un poema epico, l’assedio di Szigetvár, nel quale cantò con estrema efficacia (e anche con parecchie licenze poetiche: per esempio nel poema il suo bisnonno muore uccidendo Solimano!) le gesta dell’avo e di quel valoroso manipolo di croati e ungheresi; il poema aveva anche lo scopo di una chiamata alle armi in un’Ungheria ancora occupata dai Turchi.
L’assedio di Szigetvár è un classico della letteratura ungherese; l’anno dopo la sua pubblicazione uscì la traduzione in croato ad opera del fratello del Bano.