I rancorosi e i rosiconi

Posso aggiunere Mario Rigoni Stern?
OT: prima di tutto, un grande uomo comunque ................
Tornato un giorno nella steppa, dirà: «Il momento culminante della mia vita non è stato quando ho vinto premi letterari, o ho scritto libri, ma quando la notte dal 15 al 16 sono partito da qui sul Don con settanta alpini e ho camminato verso occidente per arrivare a casa, e sono riuscito a sganciarmi dal mio caposaldo senza perdere un uomo... quello è stato il capolavoro della mia vita»
 
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C'è da dire che se i "giovani scrittori di montagna" sono Cognetti, forse e' meglio continuare a leggere Rigoni Stern.

Rispettabilissima opinione soggettiva.

A me piace quel che ho letto. E non si parlava di piste e impianti (nel qual caso avrei fatto il reso).
 
Certo, ma infatti non pretendo di astrarre.
Poi (ma capisco che un ambiente che bercia di "radical chic" non appena vede qualcuno la cui unica ambizione non sia farsi il suv grosso+grosso e la bella fica, non sia un luogo in cui discutere di lettere, ne del rapporto dell'autore con le sue opere), Cognetti e' sicuramente un personaggio molto strano, del quale secondo me non e' nemmeno semplice capire gli intenti e i significati delle opere.

Quando ho letto le 8 Montagne, a me e' molto piaciuto. Da milanese praticamente "cresciuto" in VdA, il racconto della difficoltà di comunicazione tra il "montagnino" e il cittadino, seppur con eccessi minori rispetto a quelli della Val d'Ayas ce l'ho molto presente.
E, per quanto ora abbia una compagna/moglie valdostana, amici piu' "locals" che turisti, e forse una visione della montagna che e' piu' "la casa a cui si torna" che "il luogo delle vacanze", continuo a notare una sorta di differenza tra me, che in montagna non ci sono nato, e "loro".
Quindi l'ho letto come una storia eminentemente valdostana, visto che ogni incomunicabilità è diversa, e ogni "montagna" e' diversa. In questo caso pero' il Rosa che guarda la valle, e la valle stessa sono dei personaggi della vicenda. Perlomeno per me la vicenda delle 8 montagne e' tale anche percheè si svolge, in grande misura, in val d'Ayas, ai piedi del monte Rosa.

Il film, come notato da molti, e' l'opposto.
Si fa di tutto per rendere la valle un non-luogo fiabesco, una "montagna" come potrebbe essere una scenografia di cartapesta, non codificata nello spazio, nel tempo, nella cultura. E lo si coglie dalle scelte filmiche: i 4:3 che tagliano la prospettiva con i colori slavati (quando uno si sarebbe aspettato delle riprese paesaggistiche coi colori saturissimi alla "The Revenant"), l'accento "de berghem!" dei montagnini...
Roba che ai locals con cui ho visto il film ha fatto rabbrividire, ma anche a me!
Ora, uno si dice, colpa dei registi belgi! E invece scopri che Cognetti e' stato coinvolto nella produzione.
E quindi mi chiedo (e mi son chiesto...) se del libro non ci avevo capito un cazzo (il che e' assai probabile...).

Al di fuori della storiellina scemetta. Ho sempre più il sospetto (sospetto rinforzato da conversazioni con amici brussonins) che a Cognetti la val d'ayas interessi in quanto luogo "estremo" e di montagna.
Potrebbe esser li, potrebbe essere in Nepal, potrebbe essere in uno skidome a Dubai.
Che e' secondo me all'opposto rispetto a quello che apprezzo nella fruizione della montagna (o di un luogo in generale... penso a quando viaggio, ad esempio). Ossia una voglia di entrare e conoscere non solo il luogo, ma anche la gente che ci abita. Non necessariamente per accettare gli schemi di comportamento e il rapporto con la realtà e l'ambiente, ma se non altro per capirlo.

In questo, onestamente, non mi par diverso dai tanti per i quali la montagna e' la montagna skidome, che e' un atteggiamento diametralmente opposto a quello dei "Cognetti" della situazione, ma uguale nel suo ignorare il luogo e la sua specificità. Una globalizzazione della cultura e del sentire, solo che in un caso si è "a destra", e nell'altro si è "a sinistra".

edit:
Aggiungo un simpatico aneddoto.
Cena bella "ruspante" ad Aosta, a casa di amici.
Fiumi di torrette superieur, piatto principale filetto di cervo cacciato dall'amico cacciatore della cumpa, bella atmosfera conviviale.
Ad un certo punto a qualcuno esce un "sti milanesi di merda".
Gelo.
Tutti guardano me, e poi il qualcuno, che poi dice "eh ma te mica sei piu' milanese".
E giu' a ridere e a bere ancora piu' torrette

(non è vero, si rimane sempre Milanesi dentro, così come si rimane montagnini)
 
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capisco che un ambiente che bercia di "radical chic" non appena vede qualcuno la cui unica ambizione non sia farsi il suv grosso+grosso e la bella fica, non sia un luogo in cui discutere di lettere, ne del rapporto dell'autore con le sue opere

bellissima!

vorrei sapere quanti e quali libri hanno letto costoro ;-)
 

.

Se volete farvi del male (i bei tempi che non torneranno più, semplicemente perchè vale sempre l'arboriano "meno siamo e meglio stiamo".......)

Polvere profonda neve. 40 anni di sci estatico, valanghe e saggezza ambientale di Dolores La Chapelle

Ma forse basta scorrere in dietro il rullino fotografico a quando gli impianti a Frontignano o a Forca Canapine giravano e non marcivano corrosi, o il Cristallo era così. a mezzogiorno, secondo giro...
DSC01000.JPG
 
Il film, come notato da molti, e' l'opposto.
Si fa di tutto per rendere la valle un non-luogo fiabesco, una "montagna" come potrebbe essere una scenografia di cartapesta, non codificata nello spazio, nel tempo, nella cultura. E lo si coglie dalle scelte filmiche: i 4:3 che tagliano la prospettiva con i colori slavati (quando uno si sarebbe aspettato delle riprese paesaggistiche coi colori saturissimi alla "The Revenant"), l'accento "de berghem!" dei montagnini...

Sì è proprio un altra cosa, tecnicamente opinabile ... storia sicuramente scema (e diversa, per non dire proprio violentata).
Meglio le riprese del bambino francese col cane ... come si chiamava? ... o le Alpi disegnate da Miyazaki

edit:
Aggiungo un simpatico aneddoto.
Cena bella "ruspante" ad Aosta, a casa di amici.
Fiumi di torrette superieur, piatto principale filetto di cervo cacciato dall'amico cacciatore della cumpa, bella atmosfera conviviale.
Ad un certo punto a qualcuno esce un "sti milanesi di merda".
Gelo.
Tutti guardano me, e poi il qualcuno, che poi dice "eh ma te mica sei piu' milanese".
E giu' a ridere e a bere ancora piu' torrette

(non è vero, si rimane sempre Milanesi dentro, così come si rimane montagnini)

Eh vabbè, queste sono cose che accadono in tutta italia, siamo la terra dei campanili e abbiamo conservato il peggio dell'età comunale (leggasi: provincialismo e invidia).
 
Non so più come dire che io valuto uno scrittore dai suoi libri, una trattoria da come se magna (non dal colore delle pareti di casa del proprietario).
io sto con SkiBob.
Di quel libro mi è spiaciuto solo l'amaro finale di chi ha provato a fare formaggio in montagna, un po' troppo dal sapore dei lupini e di Malavoglia.

Il libro per chi, come me, è un animale di pianura i cui occhi si ingrandivano davanti ai ghiacciai della Gobba di Rolin, è un pugno al cuore. Quelle baite/case solo estive, col linoleum buttato sulla terra. Quelle madri impegnate a rassettare la casa mentre il padre si vede nei weekend per camminate impossibili, sono dei pezzi di gioventù. (Coi bonus regionali e nazionali sono scomparse, hanno tutte i bagni piastrellati con lo stesso stile di un cesso di uno studi legale di via Manzoni, a Milano. A proposito, se avete dei contatti per affittare una bella stamberga estiva come quelle dei tempi che furono, condivideteli :D )

Il libro lo promuovo e lo consiglio.

Il fatto che Cognetti non sappia superare la sua gioventù e abbia deciso di vivere la sorte del protagonista del libro è un problema suo. Fosse un mio amico gli direi: "ma che famiglia vuoi tirare su a 2000 metri, tra i prati?" "Non ti è bastato vomitare tutto quello in un libro per costruire una tua identità? Sei ancora fermo lì? Vuoi davvero che queste cime siano tanto il teatro della tua gioventù, quanto la tua lapide?"
 
Diciamo "tecnicamente diverso".
Alla proiezione c'erano degli amici belgi, che sono usciti molto entusiasti, mentre io e la mia compagna eravamo abbastanza schifati.
Lei per gli accenti ("non si è mai visto uno della val d'Ayas che parla come un pastore delle orobie"), io per gli accenti e non solo.
Evidentemente ho letto un altro libro.
 
io sto con SkiBob.
Di quel libro mi è spiaciuto solo l'amaro finale di chi ha provato a fare formaggio in montagna, un po' troppo dal sapore dei lupini e di Malavoglia.

Il libro per chi, come me, è un animale di pianura i cui occhi si ingrandivano davanti ai ghiacciai della Gobba di Rolin, è un pugno al cuore. Quelle baite/case solo estive, col linoleum buttato sulla terra. Quelle madri impegnate a rassettare la casa mentre il padre si vede nei weekend per camminate impossibili, sono dei pezzi di gioventù. (Coi bonus regionali e nazionali sono scomparse, hanno tutte i bagni piastrellati con lo stesso stile di un cesso di uno studi legale di via Manzoni, a Milano. A proposito, se avete dei contatti per affittare una bella stamberga estiva come quelle dei tempi che furono, condivideteli :D )

Il libro lo promuovo e lo consiglio.

Il fatto che Cognetti non sappia superare la sua gioventù e abbia deciso di vivere la sorte del protagonista del libro è un problema suo. Fosse un mio amico gli direi: "ma che famiglia vuoi tirare su a 2000 metri, tra i prati?" "Non ti è bastato vomitare tutto quello in un libro per costruire una tua identità? Sei ancora fermo lì? Vuoi davvero che queste cime siano tanto il teatro della tua gioventù, quanto la tua lapide?"
Ti rubo l'ultima frase, che e' di grandissima profondità.
E in cui mi ritrovo, sia nel mio dialogo (ormai direi risolto) interiore, sia nel dialogo con la mia compagna, che dalla VdA ci e' scappata.
 
Non ho letto tutto il post perché credo che ogniuno possa avere a torto o ragione la sua opinione. Che lo sci sia impattante sulla natura è vero come più o meno tutti gli sport e più in generale ogni opera dell'uomo. Non è necessario , come ogni sport e molte opere dell'uomo. A me quello che disturba non sono le piste utilizzate ma quelle ferite alla natura che non vengono ssnate quando un resort cessa la sua attività. Tralicci mai asportati, cementificazioni mai abbattute e piantumazione lasciata alla naturale rigenerazione senza interventi di ripristino.
Questo mi disturba.
 
Non ho letto tutto il post perché credo che ogniuno possa avere a torto o ragione la sua opinione. Che lo sci sia impattante sulla natura è vero come più o meno tutti gli sport e più in generale ogni opera dell'uomo. Non è necessario , come ogni sport e molte opere dell'uomo. A me quello che disturba non sono le piste utilizzate ma quelle ferite alla natura che non vengono ssnate quando un resort cessa la sua attività. Tralicci mai asportati, cementificazioni mai abbattute e piantumazione lasciata alla naturale rigenerazione senza interventi di ripristino.
Questo mi disturba.
e qua c'è la meraviglia per cui non ci sono fideiussioni bancarie sull'obbligo di smantellare quanto costruito sul demanio pubblico. Misteri...
 
e qua c'è la meraviglia per cui non ci sono fideiussioni bancarie sull'obbligo di smantellare quanto costruito sul demanio pubblico. Misteri...
Direi altre sensibilità per quanto riguarda la tutela del paesaggio.
Tra l'altro, scommetto che anche su questo forum ci sarebbe gente che ti direbbe che così si tarpano i doverosi investimenti sull'estensione dei comprensori sciistici.
 
Sarà che io pure ho avuto un rapporto ad essere gentili conflittuale con mio padre, e che cerc quindi di essere un padre migliore di quello che ho avuto, ma la parte dei libri di vetta e delle mappe mi porta alle lacrime.
"Ho avuto 2 padri..."
 
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Dico alcune cose, forse banali, ma ho 5 minuti da sprecare:
sulla Terra siamo troppi, non auspico in alcun modo che la metà degli abitanti scompaiano, figuriamoci ma: una piccola parte sono ricchi, e lo vogliono rimanere, una larga parte è povera, e lo rimarrà per sempre, una parte, non piccola, era povera ma sta provando a diventare ricca a ogni costo. E quel costo, spesso, è inquinare a piu' non posso.

Cognetti ce l'ha con le piste da sci che deturperebbero, nella loro costruzione, il paesaggio: non è completamente un'idea folle, ma cosa si puo' dire ad esempio dello scempio (li' si' che si abbattono vette) delle Alpi Apuane, che vengono violentate da decenni per il dio denaro che generano le loro viscere?

Io ho origini appenniniche, e la mia casina in un minuscolo borgo aggrappato alla montagna è il luogo più caro che ho, e l'unico posto che sento veramente casa. Ma non sarò mai accettato come uno di loro, e a dire il vero non me ne cruccio. Loro vivono e pensano in un modo lontanissimo dal mio. Potrei abitarci tutto l'anno, ma vivrei sempre diversamente dai locals.
 
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